Ticino
Per l’idroelettrico la speranza è la pioggia
© CdT/ Chiara Zocchetti
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Redazione
2 anni fa
In vista di un possibile inverno secco, Aet ci dice che ha già provveduto ad acquistare energia all’estero, ma per la nostra produzione idroelettrica l’unica possibilità è sperare nelle precipitazioni in autunno

“Al momento, purtroppo, non sono all’orizzonte piogge continuative. I temporali degli scorsi giorni aiutano forse in parte l’agricoltura, non di certo la produzione di energia elettrica”. Lo scenario descritto da Roberto Pronini, direttore dell’Azienda elettrica ticinese (Aet), non lascia ben sperare. È però proprio alla speranza che ci si affida: “Confidiamo che l’autunno ci porti delle grosse piogge”, ci risponde Pronini, quando gli chiediamo cosa l’Aet possa fare in questa situazione.

D’altronde erano stati gli stessi vertici di Aet a definirla una tempesta perfetta, risultante dal mancato accordo con l’Unione europea, dalla guerra in Ucraina, dalla mancanza di neve dello scorso inverno e ora dalla siccità. La produzione idroelettrica ticinese è seriamente compromessa: i livelli dei bacini sono ai minimi storici, al di sotto del 50% rispetto alla media pluriennale. Come detto si spera nella pioggia, ma se questa non cadrà si rischierà una penuria di energia? “Bisognerà capire se nei Paesi confinanti ci sarà sufficiente energia”, ci risponde Pronini. “Se per esempio ci fosse del vento, potremmo importare energia eolica, ma la situazione potrebbe mutare di mese in mese. Intanto, in vista di un possibile inverno asciutto, negli ultimi mesi abbiamo provveduto ad acquistare energia”.

Indipendenti dall’estero? “Utopico”
In questa situazione emerge chiaramente il nodo della nostra dipendenza dall’estero. “Non possiamo essere un’isola felice, tutti soli. Essere completamente indipendenti dall’estero è un’utopia”, commenta Sandro Pitozzi, responsabile dell’Ufficio dell’energia per il Cantone. “Il 95% della produzione elettrica ticinese proviene da idroelettrico e fotovoltaico. Di questa quota, tuttavia, il Ticino gestisce solo i due quinti: il resto è in mano ad azionisti d’Oltralpe”. Per un miglioramento su questo fronte occorre quindi attendere diversi anni: “Solo al momento della reversione degli impianti idroelettrici il Ticino potrà beneficiare di tutta, o quasi, l’energia prodotta sul suo territorio. Questo avverrà però a tappe fra il 2035 e il 2050”.

Fedeli
Nonostante le incognite portate dai cambiamenti climatici, il Cantone continua a credere fortemente nell’idroelettrico. “È la fonte rinnovabile su cui puntiamo, la più adatta”, conclude Sandro Pitozzi.

Il servizio sulla visita al cantiere della nuova centrale idroelettrica del Ritom

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