Ticino
Passo indietro di Gobbi, le reazioni dei quotidiani ticinesi
Redazione
un mese fa
I direttori del Corriere del Ticino e de laRegione hanno dedicato spazio alla decisione comunicata ieri dal Dipartimento delle istituzioni.

La scelta di autosospendersi “può essere ritenuta opportuna: un atto dovuto, insomma, a tutela delle istituzioni”. Così il direttore del quotidiano laRegione, Daniel Ritzer, commenta oggi la decisone comunicata ieri dal consigliere di Stato Norman Gobbi di rinunciare temporaneamente alla conduzione della Polizia cantonale. Tuttavia, prosegue Ritzer, “si presta a delle interpretazioni la tempistica tra un comunicato e l’altro, che lascia aperta una domanda: il ‘passo indietro’ è stato davvero un gesto spontaneo oppure si è trattato di un’elegante uscita – temporanea – concordata tra le parti?” Che sia un passo indietro spontaneo oppure costretto dalle circostanze, per il direttore del foglio bellinzonese la cosa importante è che la decisione presa da Gobbi agevoli il lavoro della Giustizia, a cui spetterà ora il compito di chiarire esattamente i fatti.

Pelli: “Un passo indietro quasi inevitabile”

Per il direttore del Corriere del Ticino Paride Pelli, il passo indietro del direttore del Dipartimento delle istituzioni è stato “quasi inevitabile”, a fronte del procedimento aperto dalla Magistratura nei confronti di un agente e contro ignoti per abuso di autorità o favoreggiamento. La vicenda, lo ricordiamo, è legata a un incidente della circolazione avvenuto a metà novembre e che ha visto coinvolto lo stesso Gobbi. Un atto “dovuto, di responsabilità ma anche di opportunità, che scongiura eventuali conflitti di interesse, tensioni o prove di forza a livello di Governo e che toglie dalle sue spalle e da quelle dell’Esecutivo una pressione politica che nelle ultime ore si era fatta molto pesante".

Il ruolo dei media

Ampliando il discorso, Pelli afferma di essere rimasto “colpito” dalla tattica messa in atto da chi, “accusando il lavoro dei giornalisti, ha sperato fino all’ultimo che l’attenzione dei lettori, e degli elettori, si spostasse magicamente dalla vicenda a chi ne dava conto sui media”. C’è chi ha parlato di sciacallaggio mediatico, chi ha accusato di distorcere i fatti e chi sosteneva che si dovesse semplicemente aspettare la risposta del Consiglio di Stato all’interpellanza di Dadò. “Dovessimo seguire il diktat del ritirarci in buon ordine per non interferire con la politica – conclude Pelli – i media dovrebbero ridursi al silenzio o quasi, salvo tornare utili per ospitare candidati e far passare messaggi, specie nel periodo elettorale”. Una soluzione “che alcuni probabilmente auspicherebbero, ma che sarebbe un danno irreversibile per la stessa democrazia e per tutti i lettori che hanno il diritto a una informazione più completa possibile".