
Dai ormai più di tre mesi, esattamente dal 21 dicembre, le palestre sul suolo elvetico restano chiuse, senza neanche numeri minimi di capienza. E per molti, visti i ritardi, “casi di rigore” e “IPG” iniziano a sembrare parole vuote. Teleticino ha raccolto la testimonianza di uno di loro, che ora, a meno che non si riparta a metà aprile, probabilmente dovrà chiudere.
“I casi di rigore? Slogan pubblicitario...”
“I casi di rigore sono uno slogan pubblicitario, secondo me”, testimonia Gianni Leone, direttore del centro FunFit di Agno, “io come tantissimi altri colleghi abbiamo fatto richiesta dei casi di rigore, come abbiamo fatto la richiesta per l’IPG come liberi professionisti”. Senza però risultati: “Ad oggi la riposta è: zero soldi. Ci sentiamo anche presi in giro”. Anche perché, secondo Leone, è difficile anche solo prendere contatto con gli uffici preposti: “Faccio impazzire la mia contabile chiedendole tutti i giorni, lei mi dice che prova a telefonare e scrivere ma non ci sono risposte: un giorno non c’è l’impiegata che si occupa dei casi di rigore per il fitness, un altro è occupata, un altro dicono che richiameranno... io so solo che ad oggi ho solo fatture da pagare ma nessuna in entrata.
“Se non riapriamo il 19 dovremo chiudere in tanti”
Ritardi che sono un problema per le piccole attività: “Un piccolo centro fitness come il mio non ha quattro mesi di autosufficienza senza incassare, quindi per le fatture arretrate ho dovuto mettere mano al mio risparmio personale. Perché è vero che i soldi che aspettiamo devono arrivare, ma quelli che paghiamo dobbiamo darli entro le scadenze stabilite...”. Ma come lo vede il futuro? “Già vederlo comincia ad essere difficile”, risponde Leone, “la mia esperienza personale è che dopo 8 anni di duro lavoro e sacrifici vedo che se non mi fanno riaprire per il 19 aprile, io come tante altre società non vedremo mai più la porta aperta... mi sento dimenticato”.
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