
È dal 2011 che il procuratore generale John Noseda ha setacciato il mondo della prostituzione in Ticino. Un'operazione, chiamata "Domino", che era partita dall'ormai celebre accoltellamento di Bissone, quando si scontrarono due bande rivali per il controllo della rete di prostituzione e della sicurezza nei locali notturni.
In tutto questo periodo sono stati aperti 110 procedimenti nei confronti di 230 persone, di cui 96 (ticinesi e stranieri residenti in Ticino) sono stati rinviati a giudizio, essenzialmente per rispondere dei reati di tratta di esseri umani, sfruttamento della prostituzione e usura. E già settimana prossima in aula penale approderà il primo processo.
Lo ha dichiarato ieri sera lo stesso Noseda, nel corso di una serata pubblica sul mondo delle luci rosse in Ticino, andata in scena nella sede della Croce Rossa di Molino Nuovo e di cui riferisce oggi La Regione.
Noseda ha spiegato che in Ticino vi sono circa 500 prostitute registrate. "Il problema è legato allo sfruttamento. Un problema complesso per certi versi analogo a quello della droga. Malgrado il tentativo di legalizzarla, la persona che si prostituisce non ha quasi mai una scelta libera. E l'attività si svolge in condizioni di pseudoillegalità, perlomeno morale" ha dichiarato il procuratore generale.
Si è parlato, infine, del motore di questa attività a luci rosse: il denaro. Nel corso dell'operazione Domino sono stati infatti sequestrati immobili per un valore tra i 20 e i 30 milioni di franchi. "Ciò dimostra che il denaro è il motore dell'attività che arricchisce i gestori dei postriboli e raddoppiando i prezzi immobiliari delle zone in cui si esercita" ha concluso Noseda.
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata