Bellinzona
Oltre 2mila firme per chiedere "un Ticino più vivo e giovanile"
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Redazione
2 giorni fa
L'Associazione Realtà Giovanili Ticino questa mattina ha consegnato alla Cancelleria dello Stato le sottoscrizioni raccolte nell'ambito della petizione "Per un Ticino più vivo e giovanile", che chiede spazi accessibili, inclusivi e autogestiti in cui i giovani possano incontrarsi, esprimersi e creare cultura.

"Un’azione concreta nata dalla crescente esigenza di spazi accessibili, inclusivi e autogestiti in cui i giovani possano incontrarsi, esprimersi e creare cultura". Questa l'esigenza alla base della petizione lanciata dall'Associazione Realtà Giovanili Ticino, per cui sono state raccolte oltre duemila firme. Sottoscrizioni consegnate questa mattina alla Cancelleria dello Stato. Ma non solo, perché oltre alla raccolta firme, "nei prossimi giorni oltre 30 municipi ticinesi riceveranno un’interrogazione simultanea firmata da rappresentanti istituzionali e simpatizzanti del movimento, per chiedere trasparenza sulla disponibilità degli spazi pubblici esistenti e su eventuali progetti a favore dei giovani e delle giovani", viene spiegato in una nota.

Le richieste

 Si tratta "di una strategia dal basso che intende rendere visibile – anche a livello comunale – quanto urgente e diffuso sia il bisogno di spazi adeguati", aggiunge l'Associazione. “Vogliamo rendere visibili le nostre realtà quotidiane. Le nostre rivendicazioni puntano a rendere il Ticino più vivo e giovanile, e ottenere risultati nel breve termine”, dichiara il granconsigliere socialista Yannick Demaria tra i promotori della petizione. Le interrogazioni comunali, "che riprendono lo spirito della Carta della gioventù e della cultura (Gerra, febbraio 2024), chiedono ai Municipi: un elenco completo degli spazi comunali disponibili per attività culturali e giovanili; informazioni chiare su modalità d’accesso, costi e regolamenti; aggiornamenti su progetti in corso o pianificati per migliorare l’accessibilità degli spazi".

L'obiettivo

L’obiettivo "è semplice e concreto: costruire una mappatura reale e pubblica del patrimonio disponibile per le giovani generazioni, e far sì che questi spazi possano finalmente essere usati, animati, vissuti. Il bisogno è evidente. Dalle testimonianze raccolte emerge un malessere diffuso, legato alla solitudine, alla precarietà e alla mancanza di occasioni di socialità reale". Uno studente su cinque, afferma Alessio Bontempi, della Scuola cantonale di commercio, "soffre di ansia grave, uno su tre presenta sintomi depressivi. Ma spesso si tende ancora a banalizzare questi segnali. I giovani e le giovani stanno soffrendo, e poco viene fatto per aiutarli”. Ambra Stoppini e Jessica Huidan, del Liceo di Locarno, dicono che "manca un 'terzo posto', oltre casa e scuola, dove possiamo incontrarci per creare ricordi. Le opzioni che abbiamo oggi sono poche e spesso fuori portata”. Alessandro De Sipio, della scuola per sportivi d’élite, afferma che il desiderio è di avere "una società in cui vivere senza la paura di esistere. Dove aspettare un treno la sera non sia un rischio, e dove ogni persona possa sentirsi libera di uscire, partecipare, esprimersi”. Hana Pacolli, della Csia, dice che "si pretende tanto dai giovani, ma chi siamo davvero viene spesso ignorato". Per Selina Stampanoni del Liceo di Lugano 2 "la libertà di movimento dei giovani e la loro partecipazione viene spesso compromessa". Non abbiate paura, afferma Jonas Stuppia del Liceo di Bellinzona, "di darci fiducia. Gli spazi gestiti dai giovani funzionano, come mostrano le giornate autogestite. Possiamo trasformarli in luoghi vivi, formativi, aperti alla comunità". La volontà di cambiare "da parte di noi giovani è tanta, e la speranza lo è ancora di più. Vogliamo che i nostri sogni diventino realtà. Ora tocca alle autorità fare la loro parte”, conclude Laura Guscetti dell’Università di Losanna.