
“Quest’appello è stato fatto soprattutto per dimostrare sostegno alle associazioni che si investono per far vivere le Cave di Arzo e per creare momenti di aggregazione e cultura al loro interno”. Sono 2'034 – spiega il primo firmatario Elia Agostinetti – le firme consegnate alla Cancelleria comunale di Mendrisio per rivendicare il ruolo delle Cave di Arzo nel tessuto culturale e sociale momò e non solo.
Un luogo d’incontro e di cultura
La petizione - ricordiamo - era stata lanciata a seguito del ricorso presentato da una famiglia residente nel vicino quartiere di Tremona contro la possibilità di organizzare manifestazioni nell'area delle Cave di Arzo. Cave che da luogo di estrazione del marmo, negli anni si sono trasformate in una miniera sì, ma di proposte culturali e aggregative. In una zona periferica della città di Mendrisio dove questi momenti sono sempre più rari. “Non a caso – illustra Agostinetti – molte delle firme provengono proprio dalla popolazione domiciliata nei quartieri della Montagna”.
L’appello alla politica e ai ricorrenti
Oltre che da comuni cittadini, l’appello è stato sottoscritto da rappresentanti del mondo artistico-culturale, ma anche politico ed economico. Ed è innanzitutto simbolicamente indirizzato al Comune, a cui spetta il rilascio dei relativi permessi, ma che comunque già conosce e riconosce il valore delle cave. Le firme sono state spedite anche al Consiglio di Stato, che dopo aver revocato l'effetto sospensivo deve ancora esprimersi sul merito del ricorso. La speranza dei firmatari è che si arrivi a una decisione celere “perché questa fase d’incertezza per chi organizza eventi alle Cave di Arzo non può protrarsi a lungo”. Nel frattempo, Elia Agostinetti lancia un appello ai ricorrenti affinché facciano un passo indietro. In modo da non mandare in frantumi – metaforicamente – le Cave di Arzo.