Ticino
"Old Captain dimostra che si può creare anche in Ticino"
"Old Captain dimostra che si può creare anche in Ticino"
"Old Captain dimostra che si può creare anche in Ticino"
Redazione
7 anni fa
A colloquio con Yari Copt, poliedrico creatore del nuovo brand di camicie principalmente ispirate agli sport estremi

Yari Copt, 39enne luganese, è attualmente al centro delle cronache di moda, grazie al suo brand di camicie Swiss made, prodotto dalla sua nuova azienda "Old Captain Co.", che dopo essersi imposto sul suolo nazionale, parte ora alla conquista del mondo, dopo l’invito di "Pitti uomo", una delle fiere più importanti al mondo, che si terrà dal 12 al 15 giugno a Firenze.

Per cercare di conoscere ancora meglio il poliedrico Copt e le sue creazioni, Ticinonews l’ha avvicinato per voi.

Yari, tu sei passato, dalla musica, allo sport per poi cimentarti con successo nella moda.Premetto che sono una persona iperattiva-produttiva-creativa e dopo l’esperienza con il negozio di skate, sempre nell’ottica dello sviluppo di questa mia creatività, dopo 15 anni nel corso dei quali ho fatto tutto quello che mi ero prefisso, ho deciso di indirizzarmi verso il mondo della moda per cimentarmi in una nuova sfida.Con il brand, posso realizzare tutti i miei progetti: disegnare, creare, organizzare eventi, viaggiare, organizzare il marketing e la vendita.

E poi ti sei orientato verso il settore della camicie.Esatto. Ho scelto questo settore specifico della moda perché ho sempre coltivato una grande passione per questi capi unitamente ai cappelli. E dopo alcune ricerche storiche, ho scoperto che negli anni ’50, '60’ e '70, il Ticino era stata una terra ricca in camicerie.Di conseguenza, sono andato a indagare sul nostro territorio scoprendo che ce n’erano alcune ancora funzionanti. Da qui, l’idea di produrre camicie di alta qualità supportando il nostro territorio swissmade prodotte localmente.Constatando che c’era un gap nel mercato, visto che quelli presenti erano un pochino noiosetti e senza spinta, ho pensato di portare tutta quella freschezza che deriva dallo streetwear, dagli sport estremi, dalla musica e dall’arte, all’interno di un brand di camiceria classico.

Quindi, possiamo dire che l’influenza di sport estremi, musica e arte, sono veramente alla base di questo nuovo progetto.Il freestyle, lo skate, lo snowboard, il surf li catalogo quasi sotto la voce arte. Arte, che in realtà, è quell’insieme di cose che ti fanno stare bene nella vita. Assistere ad un concerto, andare a fare un viaggio, ascoltare musica, praticare uno sport, sono tutte attività che se non esistessero, saremmo probabilmente già tutti morti. Di conseguenza, tutta quella parte di arte che mi fa stare bene, la integro all’interno del brand. E così, invece di andare su qualcosa di concreto, di particolare, il brand l’ho sviluppato come valore aggiunto, basandolo sul viaggio, ispirando la gente a scoprire luoghi e Paesi diversi conoscendo culture diverse, persone diverse, tutti fattori che servono ad aprire la mente. Insomma, un valore aggiunto da affiancare ad un prodotto di super-alta qualità.

Passando all’aspetto puramente produttivo, spiegaci come sei riuscito ad organizzarti così velocemente.Premetto che purtroppo, un mese fa, la Carristar di Arzo, una delle fabbriche con le quali collaboravo, è stata costretta a chiudere i battenti.  Sono comunque riuscito ad integrare parte del personale e dei macchinari all’interno della fabbrica di moda Dresdensia di Pregassona, l’altro nostro laboratorio con cui collaboriamo creando un angolo di camiceria. Quindi, ora siamo veramente al chilometro zero, tanto che posso andare a controllare la produzione in skateboard o in bicicletta.

Com’è organizzato il tuo settore della vendita?Premettendo che negli ultimi anni si è verificata una sensibile crescita dell’E-commerce che, a mio parere, non si fermerà per un bel po’ di tempo, devo dire che i negozi fisici stentano anche se secondo me, dipende per cosa. Nel senso, che per un brand come il mio, che offre un prezzo medio-alto per un prodotto di alta qualità, dedicato a un target di clienti che apprezzano i prodotti locali confezionati bene, c’è ancora molto mercato. Invece, il mercato basso non interessa a nessuno, mentre quello medio non esiste più. Quindi, il mercato alto è molto interessante, perché al suo interno ci sono molte nicchie per gente che apprezza il prodotto accettando di acquistarlo a prezzi abbastanza alti. Il mio online ci sarà come canale di vendita, nel senso che i negozi, e soprattutto le boutique con le quali lavoro, hanno la collezione, mentre io vendo online, ma ad un prezzo leggermente superiore e unicamente custommade, o meglio, su misura.Cerco di essere eticamente impeccabile sulla vendita, evitando a priori la concorrenza sleale nei confronti dei negozi che sono quasi già tutti miei clienti. Quando ero uno shop owner con il mio negozio, provavo molto fastidio ad assistere alla concorrenza sleale di taluni brand e ora capisco cosa si attendono i negozi da loro, a cominciare dalla trasparenza e dall’onestà, valori imprescindibili anche nel settore della moda.

Yari, tu fai parte del progetto "Ticino makers". Spiegaci di cosa si tratta.Siamo un certo numero di persone in Ticino che si danno da fare creando i propri brand, i propri business in modo molto automatico. Siamo già amici supportandoci a vicenda con l'acquisto dei rispettivi prodotti e poi, in maniera naturale, ci siamo uniti cercando di andare a fare delle fiere, degli eventi, dei brainstorming, dove tiriamo fuori delle idee insieme e in occasione dei quali estrapoliamo le nostre idee, cercando di integrare altri giovani interessati. Comunque, siamo soprattutto un gruppo di amici che, oltre a supportarsi vicendevolmente, cerca di creare nuove sinergie.

Cosa consiglieresti a tutti i giovani desiderosi di intraprendere un’attività innovativa come la tua?Per tutti coloro che vogliono aprire un nuovo brain, un’app, una startup, consiglio di capire se veramente si tratta di una buona idea. Inoltre, ci vuole un po’ di coraggio misto ad una sana dose di incoscienza, nel senso che non bisogna pensare troppo a cosa può andar male restando positiv, tirando dritto e lavorare il più possibile. Un'altra cosa importante, è costituita dal fatto di essere coscienti che ogni santo giorno ci sarà un nuovo problema, che poi si risolverà non andando in paranoia. Inoltre, la passione per quello che si fa, è un ingrediente primario, seguito da creatività, fantasia e dalla curiosità. Il tutto, all’insegna del motto inglese "passion never fails" ("la passione non fallisce mai"), per cui puoi lavorare anche 14 ore al giorno addormentandoti con il sorriso perché fai qualcosa che ti piace.

Concludendo, quale sono, secondo te, le prospettive della moda in Ticino?Purtroppo, tanta gente afferma di voler andarsene dal nostro Cantone per poter realizzare qualcosa di concreto. Io penso invece che "Old Captain" può essere la dimostrazione che si può fare qualcosa d’interessante partendo da casa nostra. Non è facile, perché la Svizzera non è tra i posti più adatti per far partire con successo una startup. Ma ribadisco, da noi la gente supporta i prodotti locali. E poi, se cresci forte localmente, in seguito hai la possibilità di avanzare e crescere ulteriormente anche fuori dai nostri confini cantonali e nazionali.Un’azienda come la mia, da local diventa glocal, inserendosi nel discorso globalizzante moderno con il supporto della gente vicina, locale. A questo proposito, vorrei ricordare l’esempio di una band americana "Metal" che, grazie alla pubblicità e soprattutto all’aiuto degli studenti che li avevano seguiti e spinti, erano poi arrivati a suonare con grandissimo successo in tutto il mondo, partendo da una piccola città degli States.

Roberto Quadri

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