
Dopo la rioccupazione dell’ex macello avvenuta qualche giorno prima della conclusione dell’anno 2021, ora gli autogestiti prendono posizione. “Abbiamo voluto proporre una variante di autogestione. Una pratica di sana e determinata riappropriazione”, così spiegano nel comunicato giunto in redazione.
“Non siamo sorpresi”
Insomma, per gli autogestiti la rioccupazione è stata come lanciare un sasso “senza nascondere la mano” per fare in modo di riprendersi “il senso della realtà e della sua misura”. I fatti avvenuti tra il 29 e il 30 dicembre hanno portato a 11 fermi e due arresti, inoltre fra polizia e autogestiti – lo ricordiamo – si è giunti anche allo scontro con lancio di oggetti da parte dei manifestanti e uso di proiettili di gomma e spray al pepe da parte degli agenti. A tal proposito gli autogestiti spiegano di non essere sorpresi dall’uso delle “pratiche repressive” utilizzate quella sera. “Non ci sorprende infatti che, durante l’occupazione, una compagna è stata volutamente scaraventata a terra da un agente antisommossa, con conseguente perdita di conoscenza. Non ci stupisce che un compagno è stato fatto volutamente cadere da una scala da alcuni agenti di polizia, con una frattura alle costole. Non ci stupisce che alla compagna rimasta sul tetto siano state fatte forti pressioni psicologiche per abbandonare lo spazio e che le sia stata negata l’acqua”, scrivono. Ad ogni modo “da una città dei grandi poli di speculazione sportivi e degli eventi, delle banche e fiduciarie specializzate nel riciclaggio di denaro sporco, delle centinaia di case sfitte e dello spopolamento record” non si aspettavano che andasse troppo diversamente.
“In attesa di un nuovo giro di valzer”
Per ciò che il Ticino dovrà aspettarsi nel futuro gli autogestiti sottolineano di avere la testa dura e un “conto di macerie da saldare, da far tornare indietro”. Ed è questo – scrivono – il loro senso della misura. “Abbiamo voluto riprenderci quegli spazi, non per farci una festa e non per cercare un luogo dove passarle, le feste. Quegli spazi li abbiamo ripresi per la dignità che ci sentiamo, per il rispetto che ci dobbiamo e per la coerenza che ci viviamo. Sorprendendo, sognando, spiazzando e mettendoci i nostri corpi e le nostre vite”. Insomma, sembra che gli autogestiti non si vogliano fermare al 30 dicembre ma provare e riprovare a riprendersi l’ex macello. “Da qui a due anni le occasioni per riprendere gli spazi saranno infinite”, ribadiscono gli autogestiti che si definiscono in “attesa di un nuovo giro di valzer”.
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata