
Lo scorso 28 settembre il DECS ha annunciato l'apertura di una consultazione sulla nuova Legge delle scuole dell'obbligo, che prevede un solo testo legislativo per l’intera formazione obbligatoria, unendo così le attuali due leggi riferite alle scuole dell’infanzia, elementari e medie. La consultazione terminerà il prossimo 31 ottobre ed è rivolta, come auspicato dalla Commissione cultura e formazione, a tutti gli ordini scolastici. Le modalità con cui è stata avviata non vengono tuttavia condivise dal movimento della scuola che oggi, tramite un comunicato stampa firmato dal presidente Fabio Camponovo, chiede di ritirare il messaggio governativo e di sostanzialmente rifare i compiti.
Le critiche
A non essere condivisi sono in particolare le tempistiche (lo spazio di un mese), la modalità del questionario e il fatto che i principali autori che nelle aule saranno chiamati a tradurre in atti pedagogici i principi di legge, gli insegnanti, "ancora una volta siano stati esclusi". "I tempi previsti e le modalità proposte escludono di fatto la possibilità che i Collegi dei docenti (definiti dalla Legge della Scuola, unitamente alle direzioni, come “organi di conduzione”) possano dare un contributo costruttivo alla discussione", scrive il movimento nella nota. "Non è in questo modo che si responsabilizzano i docenti, soprattutto tenendo conto che, fra le novità surrettiziamente integrate nella nuova legge, figurano aspetti di sicura importanza". Tra questi vengono citati il superamento dei corsi attitudinali e di base alla scuola media; la ridefinizione del passaggio dal primo bienno al secondo con inserimento nelle stesso articolo (art. 51) delle forme didattiche ammesse; l'inserimento di un profilo delle competenze degli allievi (più volte rigettato dagli insegnanti nel recente passato) e, nello stesso articolo (art. 54), di “prove orientative cantonali” in quarta media. Si tratta di prove, sottolinea il movimento, "già esistenti nella legge sulla scuola media, ma che qui poste assumono sapore ben diverso da quelle conosciute come "prove di fine ciclo" (volte a monitorare non certo le competenze dell'allievo bensì la congruità del sistema scolastico)".
"Il messaggio venga ritirato e si rifaccia la consultazione"
Il comitato del Movimento della scuola ritiene che nel complesso "è possibile cogliere una prolissa normativa che mal si concilia con lo spirito di una legge che voglia fissare dei principi". È per questo che chiede al Governo di ritirare il messaggio e di riavviare "una consultazione seria". In subordine viene richiesto che sia esteso il periodo della consultazione, "permettendo anche l'espressione di giudizi articolati nelle opportune sedi collegiali (Collegi dei docenti)".