
Oggi in Gran Consiglio avrebbe dovuto essere la giornata dell’iniziativa costituzionale “sì alla neutralizzazione dei valori di stima”. A sorpresa, però, la maggioranza del plenum ha deciso di rimandare il tema in Commissione per ulteriori approfondimenti. L’iniziativa, lo ricordiamo, chiede che quando nel 2035 ci sarà la revisione dei valori di stima, non vi sia un aggravio fiscale per i contribuenti. “Il concetto di neutralizzazione complessiva ne è un esempio, affinché sia garantito il principio della parità di trattamento”, ha dichiarato il capogruppo Plr Matteo Quadranti, chiedendo di rimandare il testo in Gestione. Inoltre “vanno tematizzate le importanti conseguenze negative sulla perequazione finanziaria intercantonale. Qualora si procedesse con una revisione generale dei valori di stima, sarebbe infatti a rischio circa un terzo dell’importo totale versato al Ticino". È necessario che il rapporto sottoposto al Parlamento "faccia chiarezza su tutti gli aspetti menzionati e quindi sui contenuti dell’iniziativa stessa”.
Botta e risposta
Uno dei problemi è che la sostanza tassabile è composta da beni mobili e immobili, e non si può favorire fiscalmente solo chi possiede beni immobili. Non è dunque ben chiaro come neutralizzare questo innalzamento dei valori di stima. La relatrice Roberta Soldati (Udc) ha proposto di portare il testo al voto, per decidere poi in Parlamento come agire. “La Commissione della gestione ha fatto i dovuti approfondimenti e il Governo si è espresso: arrivare oggi a sostenere che sono necessarie ulteriori analisi è certamente pretestuoso”, ha dichiarato la granconsigliera democentrista. Dichiarazioni a cui ha risposto in maniera decisa il co-presidente del PS Fabrizio Sirica: “Ritengo profondamente falsa l’affermazione secondo cui abbiamo fatto i necessari approfondimenti; non abbiamo discusso minimamente del merito. Qui secondo me stiamo parlando di che tipo di qualità del dibattito politico vogliamo dare al paese, perché io aborro l’idea di andare davanti ai cittadini senza aver fatto un minuto di discussione parlamentare”.
Discussione animata
Tra favorevoli e contrari, a quel punto in aula è letteralmente scoppiata la bagarre. “Per quanto riguarda il Plr, di firme non ne raccogliete spesso, quindi capisco non abbiate così a cuore certe questioni. Faccio appello alla sensibilità del centro e della sinistra: non giocate con la democrazia quando tocca gli altri”, ha dichiarato il capogruppo leghista Boris Bignasca. “Se un’iniziativa popolare firmata da oltre 17'000 cittadini, arriva in una Commissione, non c’è nessun membro che la vuole far discutere e rimane nei cassetti per tre anni, è gravissimo”, ha ribadito il democentrista Sergio Morisoli. “Noi sosterremo la proposta di rinvio, ma non siamo scemi: è evidente che la proposta del Plr è finalizzata a impedire che si vada in votazione popolare sul tema”, ha evidenziato dal canto suo Matteo Pronzini (Mps). In conclusione, il centrista Fiorenzo Dadò si è detto d’accordo a votare il rinvio "a patto che a febbraio il Parlamento possa esprimersi e che in giugno si vada a votare”.
Vitta: "La volontà popolare è rispettata"
È quindi dovuto intervenire il direttore del Dfe Christian Vitta per convincere la maggioranza a rimandare l’iniziativa in Commissione. “Non ci sarebbe peggior cosa che andare in votazione a giugno con interpretazioni sulla neutralizzazione dei valori di stima che divergono in maniera palese”, ha rilevato il consigliere di Stato. “Inoltre, anche se vi esprimeste oggi, non si potrebbe comunque andare in votazione a marzo. La prima data utile resta giugno e la volontà popolare rimane dunque rispettata, seppur con ritardo". Infine "facendo chiarezza, ne guadagnerà il dibattito e ci sarà chiarezza".
