Ticino
"Non sono un terrorista"
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"Non sono un terrorista"
Redazione
5 anni fa
L'imam di Lugano Samir Radouan Jelassi respinge le accuse della SEM, che gli ha negato il passaporto svizzero

Samir Radouan Jelassi sarebbe coinvolto in attività di terrorismo islamico. Per questo motivo La Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ha dato preavviso negativo alla richiesta di cittadinanza svizzera all'imam di Lugano dopo che la Città, nel 2016, gli aveva concesso l’attinenza.

Secondo il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC), ovvero i servizi di intelligence svizzeri, Jelassi avrebbe legami con islamisti radicali o persone sospettate di partecipare ad attività legate al terrorismo islamico. Risultano inoltre poco chiari i finanziamenti della moschea luganese. Tali elementi non permettono di procedere penalmente (va infatti ricordato che non c’è alcun procedimento aperto da parte del Ministero pubblico) ma per la SEM sono sufficienti per negare la cittadinanza all'imam. Jelassi ha quindi impugnato la decisione della SEM davanti al Tribunale amministrativo federale (TAF), che deve ancora esprimersi sul ricorso.

Ma non solo: l'imam ha in seguito querelato i funzionari della SEM e del SIC per diffamazione e ingiuria, ma il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha archiviato la denuncia con un non luogo a procedere, in seguito impugnato davanti al Tribunale federale (TF).

La vicenda era stata messa sotto embargo dal TF stesso, che aveva accolto la richiesta di Jelassi di vietarne la diffusione giornalistica fino a sentenza definitiva, ma negli scorsi giorni era stata ripresa dal quotidiano italiano Libero. Sulla base di questo articolo la Lega dei Ticinesi ha fatto subito scattare un'interrogazione al Municipio di Lugano, firmata dal consigliere comunale Rodolfo Pulino, in cui si chiedono chiarimenti circa la domanda di naturalizzazione dell’imam e sui finanziamenti ricevuti dalla moschea.

Alla luce di questa fuga di notizie, Jelassi ha quindi ritirato il ricorso a TF e questo pomeriggio, accompagnato dall'avvocato Paolo Bernasconi, ha incontrato la stampa per respingere tutte le accuse ed esporre il proprio punto di vista. L'imam ha innanzitutto affermato di non avere nessun legame con il terrorismo islamico, "che ho sempre denunciato e continuerò a farlo". È stato lui stesso, spiega, ad aver segnalato al Ministero pubblico il fatto che un giovane di Molino Nuovo si era radicalizzato, per poi unirsi all'ISIS.

Per quanto riguarda la questione dei finanziamenti, l'imam ha sostenuto che la moschela luganese riceve solo contributi dei fedeli e non denaro da altri Stati o entità pubbliche. In particolare i servizi segreti vogliono far luce su un'associazione del Qatar che voleva far affluire 1,7 milioni di franchi a Lugano per un Centro culturale islamico. L'imam ha affermqato che il flusso di denaro, emerso dai cosiddetti "Qatar Papers", non era diretto alla Lega dei musulmani (di cui Jelassi fa parte), ma a un’altra associazione vicina ai Fratelli musulmani che intendeva edificare una moschea in via Monte Boglia.

"Ho sempre richiamato la mia comunità all’integrazione della legge, all’apertura verso la società e alla partecipazione dello sviluppo della Svizzera su tutti i fronti", ha sottolineato Jelassi ai giornalisti presenti.  

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