Ticino
Nodo intermodale bocciato, nessun "Cenerigraben"
©Chiara Zocchetti
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Redazione
8 ore fa
I commenti della stampa ticinese sul no al nodo intermodale di Locarno-Muralto parlano di un Locarnese incapace di superare abitudini radicate, nonostante l’appoggio unanime delle istituzioni al progetto.

Gli editoriali dei giornali ticinesi odierni sono tutti concentrati sul no scaturito sulla riorganizzazione del nodo intermodale alla stazione FFS di Locarno-Muralto, la votazione "più sentita" tra i due temi che hanno portato i ticinesi alle urne domenica 15 giugno.

Un no pesante confezionato in casa

Locarnese "masochista", che non può incolpare nessuno per la bruciante sconfitta di ieri. Così il giornalista Alan Del Don, nell'editoriale pubblicato sul Corriere del Ticino, definisce il no scaturito dalle urne. Un no sostenuto dai comuni della regione, ma anche dal resto del Cantone. Non come per la variante 95, che fu affossata grazie al sostegno dei votanti sottocenerini. Ma in questo caso non c'è stato nessun "Cenerigraben", evidenzia Del Don. "Le quasi 10.000 firme raccolte dai referendisti avrebbero dovuto fungere da campanello d’allarme. Invece il fronte del sì non l’ha colto. Non sappiamo se perché convinto della vittoria o, peggio, in quanto rassegnato alla sconfitta (forse poiché pensava che a far pendere l’ago della bilancia verso l’affossamento sarebbe stato, di nuovo, il Sottoceneri). In entrambi i casi è stato un atteggiamento errato. Sono i locarnesi stessi che avrebbero dovuto essere convinti della bontà del progetto". Ora il Locarnese resta l'unico agglomerato a non avere un nodo intermodale in Ticino. "Il no non solo fa perdere il contributo federale (corrispondente ad un terzo dell’investimento), ma costringe le autorità ad ogni livello a sedersi ad un tavolo per trovare una soluzione che sappia accontentare tutti. Auguri. Come minimo ci vorranno altri 15-20 anni".

La distanza tra politica e paese reale

Anche Davide Martinoni, nell'editoriale pubblicato su La Regione, evidenzia la distanza tra il mondo politico e istituzionale e il paese reale. "Da una parte avevamo Cantone, diversi Municipi (Locarno e Muralto in testa), partiti, enti, associazioni e tutti i portatori di interesse (Fart, Cit, Autopostale) che giuravano sull’unicità della variante di base per garantire al comparto un salto di qualità in termini di organizzazione viaria, separazione dei flussi, sicurezza e anche vivibilità (...). Dall'altra un solo e singolo comitato: quello, sparuto, del “salva”, che a Muralto e nel Locarnese ha dovuto sobbarcarsi tutto il peso della campagna per il “no” e lo ha fatto con un novero di voci che possiamo contare sulle dita di una mano". Per Martinoni il voto nel Locarnese ha mostrato quanto sia difficile cambiare abitudini radicate, soprattutto quando il territorio è percepito come casa. "È stata la regione di riferimento, appunto con il suo “paese reale”, a rispondere da par suo ai reiterati avvertimenti lanciati dagli scranni più autorevoli. Non sappiamo se per il Locarnese e la sua mobilità quella uscita dal voto sia una vittoria o una sconfitta. Sappiamo però che simboli e usanze contano, specialmente laddove il territorio è considerato casa e la resilienza è un valore molto forte, in particolare in tempi come questi".