
Da qualche anno i penitenziari svizzeri si sono trovati confrontati con il problema legato ai droni. Piccoli, rapidi e difficilmente identificabili, sono il veicolo ideale per contrabbandare telefonini o droga all'interno delle mura carcerarie.
Nel penitenziario Bonstadel di Menzingen (ZG), ad esempio, nel 2014 c'era stato un tentativo di trasportare un telefono cellulare all'interno della struttura con un drone, mentre in Germania i tentativi di attacco a strutture carcerarie con piccoli apparecchi volanti sono sempre più frequenti.
Per questo motivo il penitenziario di Lenzburg (AG), ha deciso di installare un sistema d'allarme contro i droni ed altri apparecchi volanti. L'impianto, del costo di 200'000 franchi, dovrebbe entrare in funzione in primavera. Si tratta di un sistema che utilizza la videosorveglianza e un radar e che è in grado di identificare apparecchi volanti di una lunghezza di almeno 7 centimetri, indica oggi in una nota il Dipartimento cantonale dell'economia e dell'interno. Il Dipartimento ha inoltre deciso di non istallare apparecchiature di disturbo o altri strumenti attivi, ritenuti "troppo costosi".
La prigione di Lenzburg conta 300 posti di detenzione ed aveva già installato nel 2007 un impianto che serve ad impedire l'uso di telefoni cellulari. Nel carcere argoviese non si sono finora registrati "incidenti" legati all'impiego di droni od altri oggetti volanti.
La problematica è stata discussa anche alle nostre latitudini e, come ci conferma il direttore delle Strutture carcerarie del Cantone Ticino Stefano Laffranchini, anche il Penitenziario cantonale La Stampa sta pensando di dotarsi in futuro di un sistema di rilevamento come quello adottato dal carcere di Lenzburg.
"Al momento non abbiamo registrato alcun tentativo di introdurre oggetti tramite un drone - ha spiegato Laffranchini - Per la conformazione del penitenziario e del territorio è molto difficile pilotare un drone all'interno delle mura".
Pur non essendoci un pericolo imminente, la autorità non vogliono farsi cogliere impreparate. "Stiamo pensando di dotarci di un sistema di rilevamento - ci spiega - Un radar identifica il drone e la centrale operativa trasmette via radio agli agenti le informazioni necessarie per seguirlo e intercettarlo".
Il progetto è ancora in fase di gestazione e vedrà eventualmente la luce non prima di due anni, in concomitanza con la ristrutturazione del Penitenziario, ma "non si tratterà di un sistema offensivo o di disturbo".
Un'altra notizia ha che recentemente interessato il mondo carcerario elvetico è stata la vicenda di Carlos, il giovane detenuto balzato agli onori della cronaca per gli alti costi del suo percorso rieducativo, recentemente tornato davanti al giudice. Un caso, il suo, che non avrà eguali in Ticino: "Attorno al progetto di reinserimento del detenuto ruotano diverse attività e lezioni, ma si tratta di attività normalmente previste dal carcere, come il lavoro in falegnameria - spiega ancora il direttore Laffranchini - Non vengono create attività ad hoc".
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