
Lo scorso 12 marzo si è svolto un incontro strategico fra le forze armate svizzere, l’Università della Svizzera Italiana (USI) e la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI) per una collaborazione in ambito formativo. L’incontro ha spinto il deputato del Partito comunista Massimiliano Ay a inoltrare un’interrogazione al Consiglio di Stato, evasa negli scorsi giorni.
Innanzitutto il Governo ha premesso che anche prima di stipulare questo nuovo accordo quadro, erano in vigore alcuni accordi puntuali fra la SUPSI e l'Esercito tramite i quali erano previsti potenziali riconoscimenti di crediti nell'ambito dell'offerta di formazione continua e, molto più limitatamente, di alcuni corsi di laurea nella formazione di base.
Con questo accordo USI e SUPSI si impegnano affinché all’interno delle proprie facoltà vengano riconosciute le esperienze acquisite dai Quadri dell’Esercito durante il loro percorso formativo; prendono tutte le misure necessarie affinché il presente Memorandum of Understanding (MoU) abbia effetto duraturo nel tempo e si impegnano a confrontarsi almeno una volta all’anno per valutare il lavoro svolto rispettivamente per proporre eventuali miglioramenti per il futuro. Il MoU, che scaturisce dall’adempimento deiprimi due punti, si applica reciprocamente dalle Parti a qualsiasi riconoscimento deciso da una di esse e non crea nessun obbligo legale, se non quello di continuare le negoziazioni di buona fede, sostenendo ciascuna parte le proprie spese, e con l’obiettivo di raggiungere un accordo finale di collaborazione.
La collaborazione “è in linea con l’entrata in vigore dell’Ulteriore Sviluppo dell’Esercito (USEs, 01.01.2018) nonché con la volontà di riconoscere parte della formazione impartita ai quadri superiori dell’esercito durante il loro servizio”. Inoltre “non vi è nessun nesso tra gli interessi dell’apparato militare e l’indipendenza e/o la libertà accademica”. Questo accordo di collaborazione “è volto a salvaguardare gli interessi degli astretti al servizio che intraprendono una carriera militare in seno all’esercito”.
La neonata Associazione Mil@UniTI (Associazione Militare delle Università Ticinesi) non ha un ruolo in questo ambito e non viene riconosciuta come partner. Non esiste infine “una strategia delle autorità federali o cantonali a nutrire forme di associazionismo nelle scuole e nelle università in rappresentanza degli interessi dell’Esercito”
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata