Ticino
Nel 2021 il vescovo invitò don Leo ad andare in terapia, ma gli abusi continuarono
©Chiara Zocchetti
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Redazione
2 ore fa
La difesa di don Rolando Leo ha chiesto una pena massima di 3 anni parzialmente sospesi. L'iniziale inazione della Curia, però, solleva interrogativi.

È grazie a un giovane uomo che don Rolando Leo è stato arrestato e i suoi abusi, parzialmente ammessi, sono stati fermati. Il racconto approfondito è emerso oggi a processo quando Claudia Solcà, avvocata di due delle vittime, ha tenuto la sua arringa. Al denunciante, però, sono servite due segnalazioni per avere finalmente giustizia.

Per proteggere un’altra vittima

La prima segnalazione, risalente al 2021, è stata fatta all’ex vescovo Valerio. Già maggiorenne, il denunciante ha parlato non per sé, ma soprattutto per timore che un minorenne a lui vicino potesse essere anch’egli vittima di Rolando Leo, e così era. Ma davanti al vescovo il prete ammise solo i contatti con l’adulto. Il vescovo Lazzeri gli impose di seguire una terapia e di non avere più contatti con la vittima. Per quanto riguarda il minorenne, invece, disse di non aver fatto nulla.

“A cuore aperto”

Al giovane che ha segnalato, invece, il prete ha riservato una lettera di scuse. Ringraziandolo per “avermi fatto aprire gli occhi” su una cosa “che non avrei mai pensato sarebbe potuta accadere a me, a noi”. Scuse, che all’accusatore (e non solo, ndr) non sono sembrate sincere. Il religioso parla di “eccesso di zelo” e del tentativo di “darti ciò che gli altri non ti davano”. Anche nella lettera, come in aula, il prete ha parlato di “male” e “tentazione”.

La segnalazione a De Raemy

Oltre alla lettera e alla terapia iniziata (e poi via via abbandonata), però, la prima segnalazione non portò a nulla. Il vescovo Valerio Lazzeri nel frattempo si è dimesso e nessun ruolo istituzionale è stato tolto a don Leo. Anzi, almeno due episodi, nei confronti di due giovanissimi, sono avvenuti dopo il 2021 al collegio Papio di Ascona (episodi ammessi, seppur ridimensionati dall’imputato). Solo nel 2024, quando la vittima segnalò nuovamente all’amministratore apostolico Alain De Raemy, le cose si sono finalmente mosse.

La difesa

Nonostante l'ammissione di quasi tutti i fatti, la difesa di Rolando Leo, sostenuta dall’avvocato Marco Masoni, contesta una parte dei reati contestati: la coazione sessuale e gli atti sessuali con fanciulli. Da un lato perché non sarebbe ricorso a una vera e propria costrizione per compiere gli atti sessuali, dall’altro perché non ammette di aver raggiunto, con quelli che chiamava massaggi rilassanti, i genitali delle vittime minori di sedici anni (toccamenti ammessi solo per le vittime più grandi). Per questo l’avvocato Masoni ha chiesto una condanna non superiore a 3 anni parzialmente sospesi, in modo che Rolando Leo possa lasciare subito il carcere. La procuratrice pubblica Valentina Tuoni, questa mattina ha chiesto 5 anni e 6 mesi. 

"Chiedo perdono, provando vergogna"

Le ultime parole di don Leo, invece, sono state per la vittima che ha denunciato: “È una bella persona, la cosa più bella in questa storia è il coraggio che ha avuto. Chiedo perdono, provando vergogna. Ho tradito la mia vocazione, le persone, le famiglie, la Chiesa". Chiesa "a cui chiedo non venga imputato alcun pregiudizio. Non ho mai smesso di amare anche in modo sbagliato. Continuerò ad amare e a voler bene”.