
Al Murrayfield Pub, storico locale di Chiasso, da oltre trent'anni, Tomaso Gobbi propone musica live. Abbiamo colto l’occasione per parlare con lui di concerti nei locali in Ticino: "Non facciamo praticamente mai musica d'estate, perché è un periodo in cui la gente ha altro da fare, per cui ci concentriamo dall'inizio autunno fino a inizio maggio. Per quanto riguarda i generi musicali ci concentriamo su punk, blues, rock, insomma... musica alternativa", spiega Gobbi.
Qual è il riscontro del pubblico?
"Il pubblico si divide. Quando facciamo blues ha un'età più matura. Ci sono persone che arrivano con lo spirito giusto, con la voglia di divertirsi. Fanno quasi più casino loro che le nuove generazioni".
Vale ancora la pena proporre concerti live?
"A dire la verità no, non è mai valsa la pena. Però sicuramente ci porta qualcosa in più. C'è un riscontro. Fa piacere essere chiamati anche da musicisti che chiedono di poter suonare qui: fa bene al cuore. Ma economicamente non ne vale la pena. Alla fine, son belle serate, si conoscono persone nuove, musicisti".
Com'è cambiato nel tempo proporre musica live? L'idea è di continuare?
"Continuare assolutamente. I primi anni in cui organizzavamo concerti, il locale era pieno. La gente usciva di più. Poi c'è stato un calo. E poi siamo rinati col Blues a un certo punto, prima del Covid era figo. Tutte le serate erano concerti veri, col giusto ambiente. La partecipazione era proprio eccezionale, poi ci si è messo il Covid di mezzo. È calato tutto per un paio di anni. Quest'anno è andata bene, è stato bello. L'unica cosa che mi manca sono i ragazzi, ne vedo pochi. Non mi sembra che ci sia un grande interesse. Probabilmente legato alle tecnologie: adesso si ha tutto in tasca. Una volta, invece, dovevi andare a cercartele le cose. Mi farebbe piacere vederne di più".
Da Chiasso a Lugano
La chiacchierata è continuata al bar Kulma a Lugano. Aperto da quattro anni, fra i proprietari c'è anche Rawi Pellegrini: "Gli eventi live e i dj set sono una parte importante della nostra programmazione. Tendenzialmente la stagione calda del bar comincia a settembre e dura fino a fine maggio. Ogni fine settimana facciamo, sia il venerdì che il sabato, degli eventi live o dj set. Il nostro è un bar molto rock and roll, se vogliamo chiamarlo così, c'è tanto rock. C’è anche un po’ di pop, reggae, elettronica, musica alternativa, quella che non trovi magari in giro o che non senti in radio", sostiene Pellegrini.
C'è comunque un buon riscontro da parte del pubblico?
"Certamente. Direi che gli eventi sono un po’ la linfa del bar. La gente ha bisogno di un pretesto per uscire. Sicuramente si è creata anche un po’ una comunità attorno agli eventi".
Per quanto riguarda la musica live offerta nei bar in Ticino, secondo te c'è una tendenza a farne sempre a meno per questioni logistiche, economiche?
"Penso che ci siano diversi locali che provano a fare qualcosa, ma in generale - parlando anche da vecchio musicista - mancano gli spazi, dove poter fare dei live che siano delle strutture offerte dalla città. Certo, a Lugano abbiamo lo Studio Foce, però non esistono più tante altre realtà. Penso al vecchio Living, al Metro Club o anche spazi più recenti come il Morel, che esulano dal contesto di un bar o di un esercizio pubblico. Le band si ritrovano ora a dover suonare in pochi spazi rimasti".