
“Costruire un fronte unico della sinistra con l’obiettivo di organizzare e sviluppare un’opposizione sociale forte, autonoma e radicata”. È l’appello lanciato dal Movimento per il socialismo, che in una nota stampa rimarca come oggi “non esistano spazi istituzionali concreti per riforme graduali capaci di invertire le logiche del capitalismo e rispondere adeguatamente alle urgenze sociali della maggioranza della popolazione”. Il partito cita gli assi principali sui quali intervenire.
"Affrontare la crisi economica e sociale"
In Ticino, scrive l’Mps, le condizioni di vita, di lavoro e di reddito della stragrande maggioranza della popolazione “sono peggiorate. Il dumping salariale e sociale è un dato ormai innegabile. Occorrono misure urgenti per la difesa e rivalutazione di salari, pensioni e redditi familiari, nonché per un controllo del mercato del lavoro e l’estensione dei diritti di chi lavora”. Solo attraverso una redistribuzione della ricchezza tra capitale e lavoro “si potranno soddisfare le esigenze economiche e sociali della maggioranza”.
L’urgenza della lotta alla crisi ambientale
“Nonostante i proclami, non si registrano svolte significative nella politica ambientale, né a livello federale né cantonale”, critica ancora il partito. Anzi, “la pandemia e la guerra hanno rilanciato ricette energetiche obsolete, come il ritorno al nucleare. Serve un cambiamento radicale nella gestione della crisi climatica, che deve restare una priorità”. La lotta per il clima “va inquadrata in una prospettiva anticapitalista, convinti che solo una trasformazione profonda del sistema economico e sociale potrà rendere possibile una reale transizione energetica, altrimenti ridotta a vuoti proclami”.
Contro il riarmo
Anche l’aggressione di Putin all’Ucraina è finita sotto la lente del Movimento per il socialismo. Il conflitto "ha messo in luce mire imperialiste che si rafforzano su scala globale: da Mosca a Washington, da Pechino all’Europa". E primi mesi di Trump "confermano la natura imperialista degli Stati Uniti, pronti a un confronto con gli altri imperialismi in nome del dominio del grande capitale". A questa situazione "non si può rispondere con un neutralismo ipocrita, che copre la politica imperialista della Svizzera e una diplomazia rivolta alla difesa degli interessi delle classi dominanti. È necessario opporsi alle politiche di riarmo e schierarsi dalla parte dei popoli, dei loro diritti e dei loro bisogni, dicendo 'no' all’aumento delle spese militari, all’acquisto di nuovi aerei da combattimento, alla progressiva integrazione nella NATO". Occorre "continuare a battersi per una Svizzera disarmata e solidale, sul piano nazionale e internazionale, e per l’abolizione dell’esercito".
"Contro le destre e il razzismo, diritti e solidarietà"
L’estrema destra "approfitta dell’insicurezza generale e promette una stabilità solo apparente, combinando neoliberismo estremo, tradizionalismo fondamentalista e razzismo". Questa alleanza "ha anche a che fare con gli interessi di classe; le frange più reazionarie della classe dominante nel Nord globale stanno cogliendo l’occasione per smantellare ciò che resta dello Stato sociale e revocare le concessioni che i movimenti operai e sociali hanno conquistato con tanta fatica nel XX° secolo. Anche se Trump sta smantellando rapidamente i servizi e le prestazioni statali e sta cercando di trasformare dall’alto il sistema politico verso un regime autoritario, la dittatura fascista non è all’ordine del giorno nei paesi occidentali". Ma già oggi i governi liberali e conservatori "stanno facendo proprie le richieste dell’estrema destra. Dobbiamo aspettarci che un brusco aggravarsi delle crisi possa convincere ulteriori settori della borghesia e della popolazione a puntare sulla carta fascista". In questo contesto "dobbiamo combattere le tendenze fasciste, la xenofobia e il razzismo, difendere i diritti dei migranti e i diritti democratici fondamentali di tutti".