Ticino
Movida e droga: le prime condanne
Redazione
12 anni fa
4 anni per il 50enne che aiutò uno degli autori dell’accoltellamento di Bissone. Intanto emerge uno scontro tra bande rivali al FoxTown

Discoteche, agenzie di sicurezza e traffico di droga. In una parola Movidagate. Ruota attorno a questo universo e alle inchieste che la Magistratura ha avviato la scorsa estate il processo andato in scena oggi alle criminali di Lugano. Alla sbarra, Giuseppe e Alfredo Ciccarelli, padre e figlio, cittadini italiani, residenti in Ticino, accusati a vario titolo dal procuratore pubblico Nicola Respini di aver spacciato oltre un chilogrammo di eroina e di aver favorito la fuga di uno degli autori dell'accoltellamento di Bissone. L'episodio della fuga è stato ripercorso stamani in aula. Era la mattina del 10 marzo, Giuseppe Ciccarelli - all'epoca dei fatti agente di sicurezza alla Bam security – caricò sulla sua vettura uno dei tre rumeni responsabile dei fatti di sangue di Bissone per scortarlo fino in Italia, a Marchirolo. Una fuga preparata con tanto di auto staffetta per controllare l'eventuale presenza di pattuglie al valico. Oggi il 50.enne Giuseppe Ciccarelli questi fatti li ha ammessi. Come ha ammesso di aver partecipato alla maxirissa che una decina di giorni prima venne organizzata nel parcheggio del Fox Town. "Un vero regolamento di conti tra bande rivali", ha detto Respini. "Una rissa a cui parteciparono una trentina di individui: da una parte agenti di sicurezza riconducibili alla discoteca NYX, dall'altro un gruppo rivale. Nessuno denunciò questi fatti che emersero poi nelle varie inchieste legate a Bissone e al NYX". In questo contesto si inserisce la seconda vicenda che ha tenuto banco oggi, quella relativa allo spaccio di eroina, circa un chilogrammo destinato alla piazza ticinese. Una vicenda triste, ha esordito Respini, perché vede coinvolti a vario titolo padre e figlio. Il 50enne sostiene di essere entrato nel giro per saldare un debito di 30 mila franchi contratto dal figlio, dal dicembre del 2011 in carcere per scontare una pena di 5 anni sempre per un traffico di eroina. A fornire i contatti per l'attività del padre lo stesso Alfredo, tossicodipendente. Una versione, che al di là delle parziali ammissioni di entrambi, non ha convinto il procuratore pubblico. Respini ha fatto notare che il padre avrebbe potuto saldare il debito mettendo un punto finale alla questione. Ma così non fece. Per questo ed altri reati, la pubblica accusa ha chiesto nei confronti del padre una pena di 5 anni e 10 mesi. Per il figlio una pena di 4 anni e tre mesi. Pene sproporzionate hanno commentato le difese che si sono battute per una sostanziale riduzione, considerata la collaborazione offerta da entrambi gli imputati, l'assenza di precedenti penali per il padre così come le minacce subite. Nel tardo pomeriggio è giunta la sentenza. La Corte delle assise Criminali presieduta dal giudice Mauro Ermani ha condannato entrambi gli imputati. Padre e figlio Ciccarelli dovranno scontare rispettivamente una pena di 4 e 3 anni di carcere. In grandi linee, la Corte ha confermato l’atto di accusa del procuratore pubblico pur riconoscendo nei confronti del padre l’attenuante delle minacce subite. fp

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