Ticino
Misure ticinesi, c’è un problema con Berna?
Immagine CdT/Ticinonews
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Daniele Coroneo
2 anni fa
Quelle assunte oggi dal Cantone non sono state misure prese alla leggera e c’è chi critica Berna, che impone ai Cantoni di agire autonomamente e senza assumersi le proprie responsabilità, anche finanziarie

“In poche settimane siamo passati da essere il Cantone con l’incidenza più bassa a quello con l’incidenza più alta, oltre a essere quello più colpito dalla variante Omicron”. Delle soluzioni, seppur sofferte, erano quindi necessarie: nella stessa giornata, il Consiglio di Stato ha deciso per l’introduzione dell’obbligo della mascherina per tutte le classi di scuola elementare, nonché una nuova stretta per i grandi eventi sportivi e culturali, nei quali, oltre all’esibizione del certificato 2G, vigerà l’obbligo di indossare la mascherina, di restare seduti e di consumare cibi o bevande solo nelle strutture della ristorazione, nonché la chiusura delle curve negli stadi e la loro occupazione per massimo due terzi della capacità. “Sono però misure che vogliono permettere la continuità di queste manifestazioni”, ha spiegato a Ticinonews il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.

Un approccio politico che non funziona
Inutile dire che, comunque, i club sportivi si trovano in difficoltà: “Con queste misure abbiamo stimato una perdita di circa 100mila franchi a partita”, ha dichiarato il presidente dell’Hcap Filippo Lombardi, raggiunto dai colleghi della redazione sportiva. “È comunque apprezzabile che il Consiglio di Stato ci abbia consultati prima di prendere queste decisioni”. In effetti, la critica di Lombardi è rivolta soprattutto all’attuale meccanismo “federalistico” di gestione della crisi sanitaria: l’ex consigliere agli Stati è scettico in particolare nei confronti dell’operato del Consiglio federale, il quale demanda la presa di decisioni ai Cantoni, “senza prevedere in questo modo degli adeguati indennizzi. Ciò mette in difficoltà i club, ma politicamente anche i Cantoni”, che si trovano costretti a prendere decisioni non facili. “Sono sbalordito che il Consiglio federale si sia riunito la scorsa settimana, e solo su esplicita richiesta di una sua rappresentante, ma che non lo faccia questa settimana”, commenta Lombardi. “O siamo in una situazione di crisi e il Consiglio federale gioca il proprio ruolo fino in fondo, oppure non lo siamo e la smettiamo di sottomettere la società a delle misure così strane, facendo pressione sui governi cantonali attraverso l’Ufsp”.

Come durante la prima ondata
Una reazione forte, quella del presidente della squadra biancoblù, e alla quale Gobbi accosta un paragone con l’inizio della prima ondata, quando il Ticino era chiamato “a gestire la situazione da solo”. Come allora con il coronavirus originario, “Quando la variante Omicron toccherà gli altri cantoni nella stessa misura del Ticino, ci si sveglierà anche a Berna”, profetizza il “ministro” leghista. Per il momento, dunque, Bellinzona si deve muovere da sola, cercando di trovare una non evidente quadratura del cerchio: da un lato si vuole “premiare chi ha scelto di vaccinarsi, permettendogli di continuare ad assistere a partite e spettacoli”, dall’altro “gestire una diffusione di Omicron che, lo abbiamo visto, colpisce anche chi è vaccinato”.

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