Ticino
'Mi sono licenziata dopo mesi di avances e pacche sul sedere'
'Mi sono licenziata dopo mesi di avances e pacche sul sedere'
'Mi sono licenziata dopo mesi di avances e pacche sul sedere'
Redazione
6 anni fa
Il Ticino è purtroppo confrontato con molti casi di molestie sul posto di lavoro. "Denunciate ogni abuso"

“Dopo mesi di pacche sul sedere e avances non ce l’ho più fatta e mi sono licenziata”. A raccontare la sua storia è una giovane ticinese che ha preso questa decisione dopo che il clima sul posto di lavoro era diventato un vero e proprio incubo fatto di ‘toccatine’ e frasi più o meno esplicite. Troppo, insomma, per la nostra giovane interlocutrice (nome noto alla redazione), che non ha denunciato e preferisce restare anonima per paura di ripercussioni al momento di cercare un nuovo impiego. “Il Ticino è piccolo…”.

Un apprendista su tre è vittima di molestie sul lavoro – Casi come il suo, purtroppo, non sono un unicum alle nostre latitudini e in Svizzera. Stando a un sondaggio pubblicato lo scorso 12 agosto dalla sezione giovanile di Unia, ad esempio, è emerso che un apprendista su tre ritiene di aver subito molestie sessuali sul posto di lavoro. L'inchiesta, a cui hanno partecipato oltre 800 persone, indica che le donne (36%) sono più colpite rispetto agli uomini (25%) da molestie di tipo sessuale. La forma più diffusa, precisa Unia, sono le "allusioni a sfondo sessuale o le osservazioni sprezzanti". Duecento apprendisti hanno indicato di aver subito molestie in questo senso, mentre 95 giovani hanno detto di essere stati vittime di contatti fisici non opportuni. In nove casi si sono verificate aggressioni di ordine sessuale, coazione e violenza carnale.

La sentenza del Tribunale federale – Un mese dopo la pubblicazione del sondaggio, il Tribunale federale (TF) ha legiferato su un caso di molestie sessuali sul lavoro, confermando la condanna per ripetute vie di fatto nei confronti di un ristoratore di Lucerna. L'uomo aveva in più occasioni dato pizzicotti e colpito con un blocco per gli appunti il sedere di una apprendista ed era stato sanzionato con 500 franchi di multa dal Tribunale cantonale di Lucerna. In quel caso i giudici di Mon Repos avevano valutato i continui contatti fisici “oltre la soglia tollerabile dal buon senso comune vigente nella società”. La suprema Corte federale aveva concluso che “non è necessario che il bersaglio di tali comportamenti provi dolore; è sufficiente un netto disagio”. Secondo i giudici i comportamenti indesiderati dell'uomo, considerando la sua età e la sua posizione, hanno sicuramente messo in pesante imbarazzo la giovane.

I casi in Ticino – Anche il Ticino non è risparmiato da questo fenomeno. A inizio luglio, ad esempio, la Magistratura aveva avviato un procedimento penale nei confronti di un 56enne italiano, titolare di un salone di estetica e da parrucchiere del Luganese. Le presunte vittime sarebbero tre, ex collaboratrici o clienti, costrette a eseguire pratiche sessuali (ma mai un atto completo) o a essere palpeggiate. Il caso più eclatante è però quello dell’ex funzionario del DSS condannato lo scorso 29 gennaio a una pena pecuniaria sospesa per coazione sessuale.

Proprio questo caso aveva spinto le deputate socialiste Gina La Mantia e Tatiana Lurati Grassi a presentare due atti parlamentari, l’ultimo dei quali risalente all’8 febbraio 2019, sull’argomento delle molestie sessuali sul lavoro e su quanto si stia facendo in Ticino. Nella sua risposta del 12 giugno scorso l’Esecutivo aveva spiegato che la Conferenza svizzera delle/dei delegate/i alla parità (CSP) ha recentemente sottoposto all’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo (UFU) la richiesta di un sostegno finanziario per un progetto che prevede la realizzazione di una campagna nazionale contro le molestie sessuali, con particolare attenzione alla responsabilità dei/delle datori/datrici di lavoro nel promuovere un ambiente di lavoro protetto per i/le propri/e dipendenti. La richiesta è attualmente al vaglio delle autorità federali e, qualora venisse approvato, "il Canton Ticino sarà attivamente coinvolto nel progetto".

Cosa fare e a chi rivolgersi – Per gli impiegati dell’Amministrazione cantonale, il Consiglio di Stato ha creato il Gruppo stop molestie. Il suo compito è quello di offrire una consulenza specialistica e mirata ai collaboratori che vivono una condizione di disagio sul posto di lavoro. Le vittime delle molestie sul posto di lavoro nel settore privato possono ad esempio rivolgersi al Consultorio giuridico Donna&Lavoro per valutare i passi da intraprendere. Le donne che si rivolgono al Consultorio sono però relativamente poche: “Al massimo cinque all’anno - conferma a Ticinonews l’avv. Nora Jardini - Il loro numero è però in aumento grazie anche al movimento MeToo. I casi più frequenti riguardano però donne che sono state licenziate e che nel corso del colloquio ci raccontano anche delle molestie subite”.

Il passo fondamentale da intraprendere contro il molestatore resta sempre quello della denuncia penale, ma la querela di parte deve essere presentata entro 3 mesi dai fatti, altrimenti subentra la prescrizione. “Il consiglio resta sempre quello di denunciare, altrimenti questi comportamenti non verranno mai contenuti”. Se il Codice penale va a sanzionare l’autore delle molestie, la Legge sulla parità dei sessi (LPar) impone anche degli obblighi al datore di lavoro, che deve attuare le misure necessarie per evitare che questi comportamenti possano verificarsi impunemente. “Non per forza a livello fisico ma, ad esempio, facendo rimuovere un calendario erotico che potrebbe infastidire una collega donna”, spiega l’avv. Jardini.

La denuncia penale è il passo più difficile da compiere e in questo senso, come accade anche per i casi di stupro, c’è sempre la malsana percezione del ‘se l’è cercata’: “Una lavoratrice non è colpevole se subisce un abuso - conclude l’avvocato - Non è sano che certe cose accadano sul posto di lavoro”.

Trenta denunce penali in un anno - In Ticino vengono denunciati in media poco più di due casi di molestie al mese. L’attuale statistica, spiega la Polizia cantonale, da noi interpellata, non permette tuttavia di delineare una casistica relativa al luogo di lavoro. Sono disponibili solo dati generali, con diverse fattispecie che non hanno neppure visto un’interazione fisica tra i due protagonisti (ad esempio molestie via telefono, WhatsApp o internet). In quest’ambito è possibile affermare che i luoghi pubblici contano la maggioranza degli eventi. Le cifre fornite dalla statistica federale parlano di 22 casi denunciati nel 2017 (7 in luogo privato, 15 in luogo pubblico), aumentati a 30 nel 2018 (6 in luogo privato, 22 in luogo pubblico, 2 senza indicazione).

Cosa dice la legge – Chi molesta o umilia con parole, gesti o atti una donna o un uomo sul posto di lavoro commette una violazione del diritto vigente. La Legge sulla parità dei sessi (LPar ) vieta le molestie sessuali sul posto di lavoro, intese nelle loro molteplici forme:

  • mostrare, esporre, mettere a disposizione e inviare materiale pornografico (anche per via elettronica);
  • osservazioni allusive e "barzellette" sessiste;
  • contatti fisici molesti e palpeggiamenti;
  • approcci e pressioni per ottenere favori di natura sessuale, spesso abbinati alla promessa di vantaggi e/o alla minaccia di svantaggi.

Conformemente alla LPar, la parte che promuove l'azione e le/i testimoni godono della protezione dal licenziamento fino a sei mesi dalla conclusione di una procedura interna o esterna. Il tribunale può obbligare le datrici e i datori di lavoro al versamento di un'indennità, al risarcimento del danno e alla riparazione morale.

Maggiori informazioni sono disponibili sulla pagine web dell’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo

nic/vc

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