Ticino
Merlani: “La tempestività è fondamentale”
Il Medico cantonale ha commentato l’aumento dei casi in Ticino. Sulle nuove misure: “Siamo preoccupati, un confinamento non è impossibile”

I dati dei contagi continuano a salire. In sole 24 ore il Ticino ha registrato 102 casi di coronavirus, 2’823 in Svizzera. Il Medico cantonale, Giorgio Merlani, è intervenuto in diretta a Ticinonews, su Teleticino. “Siamo preoccupati”, ha dichiarato Merlani. “L’andamento ha visto il raddoppiarsi dei casi in tre giorni e non è buon dato, è l’inizio di qualcosa che sta partendo”, ha aggiunto.

È l’inizio della seconda ondata?
“Bisogna vedere se è un’ondata di ospedalizzati. Sono cifre importanti ma radicalmente diversi da marzo”.


I cento contagi di oggi sono paragonabili ai dati di marzo?
“No, ai tempi in marzo venivano testate solo le persone con segni di gravità della malattia, le persone che finivano in ospedale. Attualmente testiamo chiunque abbia sintomi nell’ottica di tracciarli e isolarli e quindi ci sono moltissime persone giovani sane”.


Quanti ospedalizzati ci sono? E che età media, sesso e patologie hanno?
“I dieci casi sono piccoli per una statistica, in ogni caso non c’è una sostanziale differenza rispetto a quello che erano i pazienti ricoverati durante la prima ondata”.


Il virus è rimasto uguale ma cambia forse che utilizzando alcuni strumenti di protezione possiamo depotenziare la carica virale?
“Il virus non è cambiato, non c’è motivo per cui dovrebbe diventare più buono. Nella testa della popolazione è strano, lo so, ma è fondamentale capire la differenza di numeri. Se lasciamo correre i numeri rischieremo un’ondata paragonabile alla prima. Nei primi mesi abbiamo avuto 3’500 casi positivi durante la prima ondata ma durante lo studio epidemiologico abbiamo visto che i ticinesi contagiati sono stati molti di più, è stato trovato solo la punta di iceberg”.


Ma cosa sta succedendo?
“È un dato di fatto che la stagione è cambiata in modo repentino, la gente sta molto meno fuori e l’andamento è diverso. Se guardiamo il resto della svizzera è peggio di noi, abbiamo attualmente il primato in senso negativo, siamo tra i cantoni che hanno meno casi in assoluto. Il freddo è il tema centrale, poi sicuramente le vacanze, il movimento delle persone, le vacanze autunnali hanno portato un ricambio, uno scambio”.


Ha citato il freddo, ci sono diversi cantoni, come Ginevra, che hanno dato una stretta sugli eventi privati. Il Ticino farà lo stesso?
“Le misure che vengono adottate sono scelte dal Consiglio di Stato. Abbiamo visto che i cantoni romandi hanno dati abbastanza buoni, hanno avuto diversi problemi con feste numerose in appartamenti privati”.


A breve potranno arrivare nuove misure?
“Io penso che quello che abbiamo imparato dalla prima ondata è che la tempestività è fondamentale. Bisogna decidere di giorno in giorno se e quali misure”.


Ci sono tamponi a sufficienza?
“Dipende quanto è la crescita e la domanda. Abbiamo molti più tamponi di marzo, la capacità è aumentata in tutta la Svizzera, abbiamo un gruppo di lavoro che si occupa di questo aspetto. A livello internazionale la pressione è grande, non è solo il Ticino che vuole fare test regolarmente”.


Quanti letti per pazienti Covid abbiamo e quanti ce ne potrebbero essere?

“Abbiamo ipotizzato una serie di scenari, la cosa fondamentale non è avere letti vuoti riservati. C’è un piano specifico con accordi presi con l’Ente Ospedaliero Cantonale e con Moncucco (strutture che prendono a carico casi Covid). Il compito nostro sarà di crescere in potenza con l’aumento della curva”.


C’è un settore in particolare agli oneri della cronaca: quello dello sport. Diverso trattamento che sino ad ora è stato tenuto per Friburgo e Lugano, per l’Hockey, perché?
“Ogni situazione viene valutata singolarmente, in base alla sintomatologia, al tempo, ci sono una serie di parametri che non esiste una soluzione preconfezionata. È una situazione particolare per diverse questioni”.


Ogni club ha sottoposto un piano di protezione per evitare di ricorrere alla quarantena di squadra. Non sono validi?
“I piani non sono fatti per evitare la quarantena, dipende dalla situazione, finché c’è un piano di protezione in ufficio forse si riesce. Nello sport è difficile, il contatto fisico è inevitabile, succede e fa parte del gioco. I piani di protezione servono per ridurre il rischio”.

Un secondo confinamento “non è impossibile”
“L’andamento dell’epidemiologia è talmente rapida che è difficile fare rassicurazioni. Dobbiamo evitare di prendere sottogamba la situazione, il rischio ora è di assuefarsi e rilassarsi. Dobbiamo ritornare alle buone pratiche e alle buone misure e alle buone abitudini per sconfiggere la seconda ondata”, spiega Merlani. E conclude: “L’ipotesi di un secondo confinamento è lontana ma non vuol dire è impossibile”.

L’intervista completa su Teleticino

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata