Ticino
Mendrisio, l’agente licenziato fa ricorso
Foto CdT/Fiorenzo Maffi
Foto CdT/Fiorenzo Maffi
Marco Jäggli
4 anni fa
L’uomo era stato estromesso dopo essere stato accusato di diversi furti di lieve entità in un supermercato, accusa che tuttora contesta. La legale: “La misura viola il principio di proporzionalità”

L’agente della comunale di Mendrisio, licenziato dopo un decreto d’accusa per furto di lieve entità, ha impugnato la decisione del Municipio tramite la sua legale, l’avvocatessa Giuditta Rapelli-Aiolfi, secondo cui la decisione presenta una “violazione del principio di proporzionalità”. Toccherà ora al Consiglio di Stato prendere una decisione sull’eventuale riammissione. L’uomo è accusato di aver effettuato dei furti in un supermercato cittadino, non registrando tutti gli articoli alla cassa self servie, ma continua a contestare l’accusa.

La versione dell’agente
Nel corso del mese di giugno 2020, scrive l’avvocatessa Rapelli-Aiolfi, l’agente aveva “riscontrato dei malfunzionamenti nell’utilizzo dell’apparecchio di Self Scanning del supermercato in cui si reca abitualmente”. Egli ha fatto quindi presente ai dipendenti “che lo schermo dell’apparecchio non funzionava correttamente”. Questi gli avrebbero però rimproverato di non aver scansionato tutti i prodotti che si trovavano nel suo carrello e il responsabile avrebbe proceduto con l’incasso di tutti gli acquisti “senza ventilare l’intenzione di denunciare l’agente”. L’agente ribadisce quindi “di non essere mai stato tenuto d’occhio né tantomeno nemmeno “pizzicato” a commettere l’illecito”.

“Accusa basata su stime del personale”
L’uomo è stato in seguito interrogato dal Ministero Pubblico, “con sua grande sorpresa”, e in tale frangente gli sono stati contestati altri due episodi di scansione parziale della merce. “Tale rimprovero”, si legge, “si fondava sulle sole dichiarazioni di un dipendente che, avendo visionato parte dei filmati di videosorveglianza, riteneva che il valore della merce riposta nei sacchetti sarebbe stato superiore rispetto a quanto pagato”. L’agente dichiara di non ha mai condiviso tale punto di vista, “ritenendo inoltre del tutto improbabile che fosse possibile determinare il valore degli articoli unicamente in base al loro dimensionamento” e negando “di essersi appropriato di merce senza pagarla”.

“Mal consigliato dai colleghi”
Il 7 gennaio 2021 dunque, quando il Ministero pubblico ha emesso un Decreto d’accusa per furto di lieve entità, sei suoi confronti, il dipendente comunale “ha accolto con grande disagio tale condanna e, in preda al turbamento, non ha ritenuto opportuno consultare un professionista onde valutare le possibilità di impugnarla presso la Pretura penale quale caso bagatellare”. Questo in quanto “mal consigliato da alcuni colleghi e conscio del fatto che si trattava di una semplice contravvenzione senza iscrizione al casellario”, non ha interposto opposizione, “lasciando crescere inavvedutamente in giudicato la pronuncia”.

“Misura estremamente severa”
L’agente ha dunque portato a conoscenza dei suoi superiori l’accaduto e il Municipio ha deciso di aprire un’inchiesta amministrativa, nella quale l’agente ha avuto modo di spiegare i fatti dinnanzi alla Commissione preposta, continuando a negare di aver sottratto della merce. Commissione d’inchiesta che aveva espresso “un parere diverso da quello del Municipio”, proponendo sanzioni più lievi rispetto alla destituzione, definita “ultima ratio nel sistema disciplinare”. Scelta da cui il Municipio si è distanziato “optando per una misura estremamente severa e che rischia ora di pesare in modo spropositato sul futuro professionale e personale dell’agente”, conclude l’avvocatessa Rapelli-Aiolfi.

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