
La Corte delle Assise Criminali, presieduta dalla giudice Francesca Verda-Chiocchetti, ha emesso la sentenza nei confronti dei due vertici della società luganese M&A, accusati di appropriazione indebita. La condanna è di quattro anni e otto mesi di carcere per il 68enne amministratore della società e di tre anni (22 mesi dei quali sospesi) per il dipendente 58enne responsabile della voragine di circa 25 milioni di euro, venutasi a creare a causa di una serie di investimenti immobiliari.
Le accuse
In particolare - lo rende noto il Tribunale penale cantonale - la Corte delle Assise Criminali ha riconosciuto l’imputato 68enne colpevole dei reati di ripetuta appropriazione indebita, cattiva gestione, truffa (Covid), falsità in documenti (Covid), ripetuta minaccia, ripetuta ingiuria e danneggiamento, mentre l’imputato 58enne colpevole del reato di complicità in ripetuta appropriazione indebita a cui va collegato il buco da 25 milioni. Tutti e due gli imputati, difesi dagli avvocati Elio Brunetti e Michela Pedroli, sono stati tuttavia prosciolti dall’accusa di ripetuta frode per lavoro. Inoltre, il principale accusato è stato assolto pure dall’ipotesi di riciclaggio.
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