
“Sono impressionanti le immagini che mostrano quanto è accaduto sulla Marmolada, fanno venire la pelle d’oca.” Sono le parole di Stefano Doninelli, capo colonna soccorso alpino Ticino, intervenuto a Ticinonews. “Credo che in futuro dobbiamo un po’ abituarci a vedere certe immagini. Gli eventi climatici sono sempre più importanti e influenzano sempre di più lo stato delle montagne e questo va preso in considerazione dagli alpinisti”, ha spiegato Doninelli.
“Bisogna capire che la natura sta cambiando”
“Stare lontano dalla montagna, dai ghiacciai? No, ma sicuramente bisogna riflettere un attimo, bisogna imparare a ragionare nel farlo, prendere in considerazione tutti gli elementi. In questo caso la temperatura era un elemento fondamentale, bisogna capire la natura che sta cambiando. È importante sensibilizzare la gente a ragionare, a prendere in considerazione tutti gli elementi e fare una valutazione, ponderare quello che sono i possibili pericoli e cercare di evitarli”, ha detto il capo colonna soccorso alpino Ticino.
“Un seracco è sempre pericoloso”
“Quando si fa un’escursione sulla neve devo prendere in considerazione la meteo, la temperatura, quanto ha nevicato, se c’è stato vento o quant’altro. Sono tutti elementi che vanno a comporre il possibile pericolo di un distacco di una valanga. La stessa cosa può valere in questi casi: un seracco di principio è abbastanza pericoloso, perché è una parte del ghiacciaio che si muove. L’elemento della temperatura in questo caso è stato scatenante. Dunque, oggi le ascese in alta montagna si tende a farle normalmente di notte o nei periodi più freddi, proprio per evitare e ponderare questi pericoli”, ha sottolineato Doninelli.
Ma cosa significa avere 10 gradi in una vetta del genere?
“Nella zona dove è scesa la frana si vede abbastanza bene che è un’area abbastanza spoglia di ghiaccio, dunque ci sono le rocce e quelle temperature lì non sono arrivate d’un colpo”, ha spiegato. “Magari già nei giorni precedenti si era registrata una temperatura molto alta. Questo porta allo scioglimento del ghiaccio e se questo si è frammentato significa che il calore è penetrato e ha dato vita allo stacco completo di zone importanti di ghiaccio.”
Il ruolo della tecnologia
“Ci sono delle tecnologie, chiaramente abbiamo i dati. I dati sono un elemento fondamentale. Cosa ci dicono? Ci dicono quale può essere l’evoluzione, quale può essere una previsione o quale è stata l’evoluzione nel tempo”, ha spiegato il capo colonna soccorso alpino Ticino. “Poi c’è la valutazione, che diventa una questione personale. Mettere, in un caso del genere, dei sensori, dei segnali dappertutto è praticamente impossibile.” Però su quelli più frequentati magari si potrebbe. “Sì, la frana di Pollegio ad esempio era monitorata, però era un caso molto specifico e molto limitato”. Lei è preoccupato per questa situazione? “Come si fa a non essere preoccupato? Io penso che adesso sia veramente molto importante, il Dipartimento delle istituzioni sta facendo un gran lavoro in questo senso con Montagne sicure, bisogna proprio iniziare a educare le persone a ragionare su tutti gli elementi e cercare di non andare a cercare pericoli”.
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