Ticino
Mancini & Marti dichiara guerra allo stadio
Redazione
14 anni fa
Il gruppo di Castione esce allo scoperto e conferma di essere pronto ad andare fino al Tribunale federale

Ora non ci sono più dubbi: è guerra. La Mancini & Marti non vuole veder modificati i contentuti dell'attuale zona industriale di Castione come auspicato dal Cantone e dal Comune e per far valere le sue ragioni è pronta ad andare fino al Tribunale federale. La notizia era nell'aria ed è stata confermata oggi dalla direzione del gruppo sulle colonne del Corriere del Ticino. La Mancini & Marti è proprietaria di quasi la metà dei 500 mila metri quadrati che formano l'area industriale che Comune e Cantone vorrebbero aprire ad altri utilizzi per insediarvi il policentro commerciale e il nuovo stadio ACB. Un'iniziativa, quest'ultima, che risulta per buona parte progettata sui terreni occupati dalle attività del gruppo Marti. Terreni che la Mancini & Marti non vuole cedere. "L'attuazione di questo piano regolatore - spiegano al CdT Gino Boffa e Fabio Panzera - non permetterebbe più alla Ot­to Scerri SA di continuare nell'attività che svolge da 70 anni e che oggi dà lavoro a 300 persone. Il motivo principale è sem­plice: la proposta di pianificazione sottrae circa 52 mila metri quadrati, pari a circa un terzo, dell'area attualmente utilizzata dalla Otto Scerri SA per le sue attività aziendali, compresa la rimessa per 30 autocarri che dovrebbe essere demolita. E ciò dopo che negli scorsi anni all'attività industriale è già stata sottratta una striscia di circa 25 mila metri quadrati per salvaguardare ambien­talmente la sponda del fiume Ticino. In que­sta situazione l'azienda non potrebbe far al­tro che chiudere". "Da parte nostra - aggiungono - siamo disponibili a trovare una soluzione concordata. Metà della zona industriale di Castione è di no­stra proprietà ed intendiamo costruirvi la nostra nuova sede aziendale. È però ne­cessario che la variante di piano regolato­re sia più aderente alla realtà".

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