
Ora non ci sono più dubbi: è guerra. La Mancini & Marti non vuole veder modificati i contentuti dell'attuale zona industriale di Castione come auspicato dal Cantone e dal Comune e per far valere le sue ragioni è pronta ad andare fino al Tribunale federale. La notizia era nell'aria ed è stata confermata oggi dalla direzione del gruppo sulle colonne del Corriere del Ticino. La Mancini & Marti è proprietaria di quasi la metà dei 500 mila metri quadrati che formano l'area industriale che Comune e Cantone vorrebbero aprire ad altri utilizzi per insediarvi il policentro commerciale e il nuovo stadio ACB. Un'iniziativa, quest'ultima, che risulta per buona parte progettata sui terreni occupati dalle attività del gruppo Marti. Terreni che la Mancini & Marti non vuole cedere. "L'attuazione di questo piano regolatore - spiegano al CdT Gino Boffa e Fabio Panzera - non permetterebbe più alla Otto Scerri SA di continuare nell'attività che svolge da 70 anni e che oggi dà lavoro a 300 persone. Il motivo principale è semplice: la proposta di pianificazione sottrae circa 52 mila metri quadrati, pari a circa un terzo, dell'area attualmente utilizzata dalla Otto Scerri SA per le sue attività aziendali, compresa la rimessa per 30 autocarri che dovrebbe essere demolita. E ciò dopo che negli scorsi anni all'attività industriale è già stata sottratta una striscia di circa 25 mila metri quadrati per salvaguardare ambientalmente la sponda del fiume Ticino. In questa situazione l'azienda non potrebbe far altro che chiudere". "Da parte nostra - aggiungono - siamo disponibili a trovare una soluzione concordata. Metà della zona industriale di Castione è di nostra proprietà ed intendiamo costruirvi la nostra nuova sede aziendale. È però necessario che la variante di piano regolatore sia più aderente alla realtà".
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