Ticino
"Mafia, manca la giusta consapevolezza"
"Mafia, manca la giusta consapevolezza"
"Mafia, manca la giusta consapevolezza"
Redazione
8 anni fa
Un anno fa Bossalini avvertiva: "Se non facciamo qualcosa, si compreranno tutto il Ticino". E oggi...

Esattamente un anno fa, nel giugno 2016, il presidente dele Polizie comunali ticinesi Dimitri Bossalini aveva rilasciato delle dichiarazioni che avevano ottenuto risonanza anche nella vicina Italia: “Più che per il terrorismo, sono molto preoccupato per l’infiltrazione della criminalità organizzata in Ticino. Sta erodendo letteralmente il tessuto economico" aveva affermato Bossalini. "Se non facciamo qualcosa si compreranno tutto."

"Dobbiamo vigilare, dobbiamo essere in grado di cogliere certi segnali, di analizzare determinate informazioni e passarle poi alle autorità di perseguimento competenti, in primis la Polizia giudiziaria federale" aveva aggiunto Bossalini, rivolgendosi ai colleghi delle altre Polizie comunali.

Un appello, quello di Bossalini, che resta quanto mai di attualità, anche alla luce dei recenti atti parlamentare presentati da Giorgio Fonio (PPD) e Boris Bignasca (Lega) per chiedere di migliorare la lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso (vedi articoli suggeriti).

Lo stesso Bossalini, interpellato dal Giornale del Popolo in merito alla mozione presentata ieri da Fonio e Bignasca, ribadisce che l'aumento del personale nella lotta alla mafia è tuttora indispensabile.

"Servono più mezzi e risorse, sia per le Polizie che per le autorità federali inquirenti" dichiara Bossalini. "Mi accorgo che c'è infatti un problema che non viene affrontato con la giusta consapevolezza."

In merito alla centralizzazione a Berna delle inchieste sulla mafia, il presidente delle Polizie comunali dichiara invece che "sarebbe meglio lasciare i mezzi e le forze al fronte, soprattutto dove la penetrazione della 'ndrangheta è più facile, e cioè al confine con l'Italia."

Insomma, tutti sono concordi sulla necessità di migliorare la lotta alla mafia. La palla è ora nelle mani del Consiglio di Stato e, soprattutto, del Consiglio federale.

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