
In riferimento alla Legge federale sulla caccia e sulla protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici, il Consigliere nazionale Piero Marchesi e il Consigliere agli Stati Marco Chiesa hanno presentato una mozione sul tema d’attualità in Ticino: il lupo. La mozione intitolata “Revisione della Legge sulla caccia affinché il lupo non continui ad essere l’incubo degli allevatori di montagna” è stata presentata dai due Consiglieri rispettivamente al Consiglio nazionale e al Consiglio degli Stati. Una doppia azione, al Nazionale e agli Stati, che ha come obiettivo di affrontare il tema prioritariamente nelle due Camere per spingere il Parlamento ad adottare le mozioni affinché il Consiglio federale elabori la modifica di legge pertinente.
Cosa propone la mozione
Nella mozione presentata dai due Consiglieri si legge come “Il Consiglio federale è incaricato di elaborare una modifica della Legge federale sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici (Legge sulla caccia, LCP)” Quello che in sostanza viene chiesto è una riduzione delle protezione del lupo, una maggior attribuzione nella gestione del fenomeno ai Cantoni e di permettere ai Cantoni di ordinare con più facilità e immediatezza l’abbattimento di esemplari che potenzialmente possono mettere a rischio le attività di allevamento.
La motivazione
Marchesi e Chiesa hanno presentato la mozione con delle chiare motivazioni: il ritorno del lupo in Svizzera è in chiaro contrasto con le attività degli allevatori di montagna e in molti Cantoni alpini il lupo ha colpito greggi di animali da reddito (capre e pecore), fonte di sostentamento per molti allevatori delle zone periferiche. In queste zone, infatti, le misure di protezione sono spesso irrealizzabili e spesso vanno in contrasto con i fruitori della montagna. Il lupo, tuttavia, è diventato una minaccia anche per gli allevatori di bestiame grosso, come le mucche. L’attuale legge della Confederazione si è al momento limitata a concedere ai Cantoni che ne hanno fatto richiesta l’autorizzazione all’abbattimento di esemplari maggiormente dannosi, ma solo dopo aver dimostrato che il singolo lupo ha davvero predato in abbondanza. Quanto chiesto dagli allevatori di montagna ha ottenuto come principale risposta degli indennizzi economici quando questi in realtà coprono solo in parte il danno subito e non tengono conto del danno morale e non scongiurano la messa a rischio delle attività stesse. L’obiettivo della proposta dei due Consiglieri non è sicuramente di sdoganare l’abbattimento indiscriminato del lupo, quando piuttosto un ammorbidimento della legge applicata dal Consiglio federale e dagli Uffici competenti al fine di fornire una risposta a chi vive grazie all’allevamento in zone discoste, che già per loro natura operano in territori impervi e dove le difficoltà non mancano, e che non necessitano di altre complicazioni legislative.
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