
In Ticino le notizie di avvistamenti diurni e di predazioni di selvatici in prossimità o all'interno degli abitati fanno sempre meno scalpore. Un trend, questo, che preoccupa l’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori (APTdaiGP), secondo cui abituarsi progressivamente a questi “allarmi di degrado” è un atteggiamento “potenzialmente insidioso”. È importante perciò, si legge in un comunicato, segnalare in maniera chiara e forte che la situazione “sta rapidamente peggiorando”.
I numeri
Se già il 2022 è stato un anno denso di episodi, in questo inizio 2023 si sono già costatati dei nuovi record. A fine marzo 2022 gli eventi registrati erano 18, mentre nello stesso mese del 2023 “avevano superato i 40”. Fra gli episodi più eclatanti, l’Associazione cita il lupo che trotterellava a fine febbraio lungo le vie di Bignasco, quello che si aggirava nei pressi del carnevale di Biasca, o ancora l'esemplare rinvenuto morto la scorsa settimana lungo la ferrovia a Bironico.
“Una densità di lupi superiore rispetto al parco di Yellowstone”
Questa persistenza, secondo l’Associazione, non sorprende se si tiene conto del fatto che in Ticino sono in circolazione “più di trenta esemplari”. La superficie del Cantone conta 2’800 km2, di cui 400-500 di zone genuinamente selvatiche e “teoricamente idonee ad ospitare i lupi secondo la propria natura”. A titolo di paragone, nel Parco di Yellowstone vivono in permanenza 120-140 lupi per una superficie di 8’990 km2, di cui 7’800 di superficie interamente selvatica e praticamente preclusa all'accesso umano. “La densità di lupi per km2 di territorio idoneo è 10 volte superiore nel Canton Ticino rispetto al Parco di Yellowstone”. Questa costatazione “non lascia presagire niente di buono per la stagione alpestre 2023 e ancor meno per la sicurezza di animali domestici o da compagnia o delle persone che si trovano in situazioni di potenziale vulnerabilità”.
“Stiamo uccidendo la vitalità delle zone periferiche”
È notizia di questi giorni l'attacco con esito letale da parte di un orso in Trentino e “abbiamo dovuto costatare i commenti assurdi che circolano ancora sui social e le reazioni sconsiderate delle associazioni ambientaliste che hanno inoltrato ricorso contro il decreto di abbattimento”. Sono poche le persone con responsabilità politiche “che sembrano preoccuparsi, persino ora che c’è stata una vittima. Nessuno si prende le proprie responsabilità. Stiamo progressivamente trasformando il territorio alpino in una zona ad accesso limitato per gli esseri umani e stiamo uccidendo la vitalità delle zone periferiche, aggiungendo pericoli artificiali a quelli naturali. Non dobbiamo e non possiamo abituarci a ciò”. L’invito dell’Associazione è quindi di rimanere vigili e di rovesciare, o almeno frenare, questa tendenza.