Ticino
L’ultima ora dei bar: “Ci hanno tagliato le gambe”
Marco Jäggli
5 anni fa
Da oggi alle 19 hanno chiuso bar e ristoranti per più di un mese, senza garanzie chiare sulla riapertura. Francesco Coldesina: “Dobbiamo attingere ai soldi pubblici o salta tutta la baracca”

Su decisione del Consiglio federale da oggi a partire dalle 19 bar e ristoranti hanno dovuto chiudere, almeno fino al 4 gennaio. Teleticino ha intervistato Francesco Coldesina, titolare dell’Osteria Indipendenza di Lugano e del Grotto Valletta di Massagno durante l’ultima mezz’ora di aperitivo: “Sono profondamente arrabbiato, siamo trattati come l’ultima ruota del carro pur essendo noi il primo datore di lavoro della Svizzera, con un’ampia filiera produttiva”

“Scelte schizofreniche”
“Queste scelte schizofreniche”, continua Coldesina, “non ci hanno permesso di pianificare niente da ottobre e gli aiuti per questo danno enormi non sono chiari, e sembra quasi che si rubi a chiederli quando invece vengono da soldi che sono anche miei come di tutti i miei colleghi. Siamo considerati facilmente sacrificabili quando invece siamo una colonna portante della Confederazione. Ci hanno tagliato le gambe”

Il peso di perdere il Natale
Anche Coldesina, come molti alti, aveva già eseguito le ordinazioni in vista del periodo natalizio. Ora che si fa? “È un’ottima domanda. Proveremo con l’asporto, dato che i menu di Natale sono sempre molto ricercati, però è un ulteriore spreco di denaro e un’ulteriore perdita. E chi è che paga? Io l’albero dei mille franchi in giardino non ce l’ho, bisogna essere chiari e rapidi sugli aiuti. Tra qualche anno dovremo ricordarci di questo periodo quando andremo a votare”.

“Esigiamo crediti a fondo perso”
È molto arrabbiato, Francesco Coldesina, sentimento condiviso da molti esponenti della categoria. Cosa richiederebbe, ipoteticamente, alla Presidente Sommaruga? “Chiedo un risarcimento. Ma non solo con il lavoro ridotto che ha tutelato sì i nostri dipendenti, ma con aiuti anche al ristorante e a chi investe. E dobbiamo riceverli a fondo perso, perché i prestiti ricevuti sono debiti tossici che poi sono andati a pagare anche l’Iva, cassa pensione e altre spese. Non si può lavorare così, specie perché a gennaio arrivano le bollette da pagare. Non è colpa nostra se è successo questo casino”.

“L’aspetto sociale farà più danni della crisi sanitaria”
Siete stati considerati un settore sacrificabile? “Sì, quando siamo il primo datore di lavoro del Paese, con una filiera lavorativa enorme. L’aspetto sociale creerà molti più danni rispetto alla crisi sanitaria. Dobbiamo attingere alle riserve altrimenti salta tutto e peserà tutto sugli svizzeri”. Ma si riaprirà il 22 gennaio? “Per me sì, ma è impossibile pianificare. Non so che succederà il 22, anche perché febbraio poi è il mese in cui tutti si ammalano. Quindi speriamo di riaprire, ma non lo so”.

Guarda l’intervista completa di Teleticino:

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