
Interessante riflessione quella di Mauro Dell’Ambrogio, pubblicata sull’ultimo numero di Opinione Liberale, in edicola domani.
L’attuale Segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l'innovazione (SEFRI) che lascerà la sua carica a fine novembre, si esprime sul tema legato alla produzione di olio di palma. Ammettendo che "sì, l’estensione della sua coltivazione è una delle minacce per la conservazione delle foreste equatoriali e della biodiversità in esse presenti", Dell’Ambrogio ricorda che "la palma da olio è il vegetale che permette di ricavare la maggior quantità di olio commestibile per metro quadrato coltivato".
Partendo da questo dato di fatto legato all’"uso razionale e parsimonioso del suolo”, Dell’Ambrogio , ricordando che "da noi le palme non crescono, sarebbe meglio produrre l’olio con le palme riconsegnando alla naturale biodiversità i terreni finora destinati alla coltivazione di girasoli ed ulivi".
Se non che, "difficilmente oranghi e tigri riuscirebbero ad adattarsi a delle foreste non tropicali".
Di conseguenza, secondo l’articolista "l’invito rivolto dai Paesi europei ai produttori e alle popolazioni dei Paesi tropicali di smetterla con l’olio di palma ha un significato di becero colonialismo”.
"Tenendo conto che i produttori di olio di palma indonesiani e malesi sono disposti a sottomettersi a condizioni limitative pur di poter esportare il loro prodotto, è altresì vero che gli stessi produttori considerano il crescente ostracismo incondizionato europeo, un semplice pretesto contro un prodotto concorrente di cui hanno l’esclusiva", sottolinea Dell’Ambrogio, che poi aggiunge:
"ll Consiglio federale sta negoziando accordi di libero scambio con alcuni paesi produttori, fra altro, di questo prodotto. Accordi, che contengono strumenti per far dipendere i contingenti liberi da dazio dal rispetto di principi di protezione ambientale nelle coltivazioni".
"Apriti cielo: per i nostri Verdi”, prosegue l’articolista, "l’olio di palma è da bandire in ogni caso, ne va del futuro della Terra. Domandina a cui i Verdi non riflettono: con quali atteggiamenti nel commercio internazionale la nostra Terra avrà le migliori probabilità di essere salvata?", conclude il Segretario di Stato.
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