
Una domenica senza auto. È quella che verrà introdotta domani 2 febbraio a Milano, dove è previsto il blocco del traffico dalle 10 alle 18 a seguito dell'alta concentrazioni di polveri fini nell'aria. "Non è una misura ideologica, ma una misura che parte dalle analisi sull'inquinamento" ha detto il sindaco Giuseppe Sala, respingendo le critiche dei detrattori, in particolare del centro-destra, secondo cui "la misura non serve a nulla" e provoca solo disagi ai cittadini.
Anche nel resto della Lombardia l'allarme smog ha portato limitazioni al traffico negli scorsi giorni, in particolare nei comuni con più di 30.000 abitanti, come Como e Varese. A causa del superamento della soglia d'allerta (50 microgrammi per metro cubo) per quattro giorni consecutivi, la Regione Lombardia ha introdotto le misure temporanee di primo livello a partire da martedì 28 gennaio in alcune province. Misure che, visto il miglioramento dell'aria, sono state revocate giovedì in alcune zone, tra cui Como e Varese.
La situazione in Ticino
Data la vicinanza geografica con l'Italia e il traffico intenso alle nostre latitudini, abbiamo dato un'occhiata ai valori di polveri fini sul territorio cantonale. I dati rientrano nella soglia limite dei 50 microgrammi per metro cubo, ad eccezione di alcune stazioni del Mendrisiotto, dove le concentrazioni hanno superato il limite a Chiasso e Mendrisio tra venerdì 24 gennaio e lunedì 27 gennaio (la punta massima è stata raggiunta sabato con 62 ug/m3 a Chiasso, e 69 ug/m3 a Mendrisio).
Il Cantone: "Lo stato dell'aria è buono"
"Il valore della soglia limite è ampiamento rispettato in Ticino" sottolinea Ivan Maffioli, collaboratore scientifico dell’ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili, da noi raggiunto. "I superamenti del limite possono accadere alcune decine di volte all'anno a dipendenza della stagione, è abbastanza normale. L'anno scorso, per esempio, si sono registrati 15 giorni oltre il limite a Chiasso, mentre nel 2018 sono stati 20 giorni. A Mendrisio invece i giorni sono stati 17 nel 2019, mentre 24 nel 2018".
"Sicuramente c'è un influsso dalla Pianura Padana" prosegue Maffioli, riferendosi ai dati dell'ultima settimana. "Ma la maggior parte di queste quantità di polveri fini è dovuta alle immissioni locali, come il riscaldamento e il traffico, ma dipende anche dalle inversioni termiche (le temperature in montagna superiori a quelle nel fondovalle, ndr.). "Quando l'aria fredda stagna al suolo, trattiene le polveri fini".
Secondo Maffioli attualmente c'è una buona circolazione dell'aria. "Il sole sembra riuscire a scaldare abbastanza da far circolare l'aria. Ci sono poi altri fattori che possono influire, come correnti da nord che possono diliuire gli inquinanti. Siamo solo all'inizio dell'inverno ed è difficile fare previsioni, ma la stagione è iniziata in ottimo modo dal punto di vista della qualità dell'aria".
Lontani da misure d'emergenza
Siamo quindi lontani da far scattare misure d'emergenza. I provvedimenti in caso di inquinamento atmosferico acuto, che contemplano l'introduzione degli 80 km/h in autostrada, scattano quando in almeno due stazioni di rilevamento la concentrazione media giornaliera di polveri sottili supera la soglia dei 90 ug/m3 e le previsioni meteorologiche sono stabili per almeno tre giorni consecutivi. "Le ultime volte che sono scattate misure di questo tipo in inverno era il gennaio del 2017" ricorda Maffioli.
Perché scattano le misure in Italia
Come leggere quindi le misure d'emergenza scattate in Italia? "Rispetto agli anni scorsi, non ci sembra di vedere un anno con concentrazioni particolarmente alte in Lombardia" evidenzia Maffioli. "In passato si raggiungevano valori che superavano anche i 100 microgrammi per metro cubo. Probabilmente hanno introdotto nuovi limiti a partire da quali scattano le misure di blocco del traffico".
Secondo quanto si legge sul sito di Regione Lombardia, dal 1 ottobre 2017 è entrato in vigore il nuovo sistema di riferimento per l'individuazione e la gestione delle situazioni di persistente accumulo degli inquinanti in atmosfera. Le procedure si applicano nei Comuni con popolazione superiore ai 30.000 abitanti e si articolano su due livelli in base al superamento continuativo del limite giornaliero per il PM10 (50 μg/m3) registrato dalle stazioni di riferimento (per più di 4 giorni scatta il 1° livello, per più di 10 giorni scatta il 2° livello).
Le misure temporanee riguardano il settore traffico (limitazioni per i veicoli fino a Euro 3 e 4 diesel in ambito urbano, obbligo spegnimento motori in sosta), il settore riscaldamento domestico (limitazione all’uso di generatori a biomassa legnosa di classe inferiore alle 3 stelle, riduzione di 1° delle temperature nelle abitazioni) e agricolo (divieto di spandimento liquami zootecnici, divieto assoluto di combustioni all’aperto).
Il caso di San Vittore
A inizio anno il comune grigionese di San Vittore è rimbalzato agli onori della cronaca per aver superato più volte, seppure di poco, il limite prescritto dall’ordinanza federale (la media era attorno ai 60-65). La sera del 6 gennaio si era registrato un picco di 232 migrogrammi. Le concentrazioni riguardavano principalmente la zona sulla A13 prima della galleria di San Fedele e quella di centro e nord paese. "Possiamo dedurre che" si legge nell'avviso firmato dalla sindaca Nicoletta Noi-Togni divulgato in quei giorni, "il traffico di rientro dell'Epifania sull'autostrada e l'accensione di camini e riscaldamenti a legna siano corresponsabili di questa situazioni che può risultare dannosa per la salute". La popolazione era quindi stata invitata a limitare l’uso di camini e riscaldamenti a legna, a non utilizzare l’auto nell’abitato e a limitare lo sport all'aperto. L'autorità comunale si è anche attivata presso il Cantone per ulteriori misure di protezione dall'autostrada.
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