
"Le misure presentate nel messaggio del Consiglio di Stato e quelle annunciate dal CdA di IPCT non sono convincenti e, soprattutto, non affrontano alcuni problemi principali". È la presa di posizione dell'MPS sul messaggio presentato oggi dal Consiglio di Stato in relazione alle cosiddette misure di compensazione per mitigare gli effetti della riduzione dei tassi conversione, utilizzati per il calcolo delle future pensioni delle persone assicurate all’IPCT, che dal 2024 verranno ridotte (passeranno dal 6,17% al 5,25% a 65 anni entro il 2031). Le misure di compensazione, ricorda l'MPS, sono state promosse "grazie alle pressione dei salariati e e delle salariate assicurate presso l'IPCT", in particolare sotto la guida dell’associazione ErreDiPi. Una pressione "costante, con mobilitazioni e misure di sciopero che hanno coinvolto migliaia di assicurati e assicurate". Per l'MPS questa mobilitazione dovrà continuare e intensificarsi anche in autunno "se si vorranno apportare i necessari correttivi migliorativi alle attuali proposte".
Nel 2012 un contributo inferiore al dovuto
Per il movimento è in particolare problematico il fatto che "non si affronta uno degli errori principali della riforma del 2012 e meglio il versamento, in quell’occasione, di un contributo di risanamento di gran lunga inferiore al dovuto". In quell'anno, ricorda l'MPS, fu deciso "il versamento di un importo di 454 milioni (con un versamento a rate dal 2013 al 2051) quando, per ammissione stessa dell’IPCT, l’importo da versare avrebbe dovuto essere di almeno 1'454 milioni. La differenza era da ricondurre gli errori di valutazione sulle prospettive inflazionistiche e dunque del tasso tecnico. Per il momento gli unici che sono dovuti passare alla cassa per sanare la situazione sono stati gli assicurati, attivi e pensionati, a cui il Consiglio d’Amministrazione, composto dai partiti di governo e dalle cosiddette “organizzazioni sindacali riconosciute” (VPOD, OCST, CCS) ha scippato 500 milioni di interessi sugli averi di vecchiaia ed un taglio delle rendite vedovili in aspettativa dal 25% rispettivamente 10%". Anche per questa ragione per l'MPS diventa difficile, oggi, essere attratti dalla nuova impostazione che il Governo vuole dare con il suo messaggio, "in particolare affidando ancor maggiori competenze e spazio di manovra al CdA ed al CdS per quanto riguarda l’ammontare di prestazioni e contributi. In questo modo, di fatto si limita la possibilità di controllo, almeno per il momento, degli assicurati".
L'ammontare degli interessi
Dubbi analoghi l'MPS li esprime sul fatto che nel suo messaggio il Consiglio di Stato "nulla dice sull’ammontare futuro degli interessi che verranno concessi sugli averi di vecchiaia. Una leva, quella degli interessi, altrettanto importante quanto l’aumento dei contributi".
L'aumento dei contributi
Per quanto riguarda l’aumento dei contributi "è un dato di fatto che non solo si chiede al personale un aumento dell’onore ma addirittura la ripartizione del premio tra dipendente e datore di lavoro peggiora passando dall’attuale 47.5% al 49% a carico del dipendente". Su questo punto poi secondo l'MPS deve essere fatta una considerazione di fondo. "Il fatto che l’aumento dei contributi potrebbe permettere, se alcune ipotesi si confermassero, di mantenere gli attuali livelli pensionistici sull’arco di un’intera carriera (40/45 anni già di per sé assai improbabile, per molte ragioni), significa solamente che il personale rinuncia a una parte del proprio salario per finanziare la propria futura pensione. Se proiettata sull’intera carriera lavorativa si tratta di una perdita importante. In altre parole sono i dipendenti, attraverso un taglio salariale, a impedire, forse, che un domani la loro rendita possa mantenere gli attuali livelli. Livelli che, non dimentichiamolo, sono già diminuiti mediamente del 20% con la riforma del 2012".
Il risanamento dell'IPCT
Infine per l'MPS il messaggio non affronta la cosiddetta questione del risanamento dell’IPCT: "Un’operazione sulla quale si glissa bellamente, dopo averne dichiarato l’urgenza; e, soprattutto, dopo avere inanellato soluzioni abortite (il messaggio sui 500 milioni presentato dal CdS e poi ritirato) e soluzioni fallimentari: il messaggio (sostitutivo di quello precedente) sul prestito di 750 milioni poi approvato da tutti i gruppi in Gran Consiglio (con l’attiva opposizione dell’MPS), non più pervenuto nella sua fase di attuazione (come avevamo facilmente previsto)".
Si ridà ciò che si è tolto
Da ultimo l'MPS ribadisce il cinismo "con cui si conferma che il capitale che verrà utilizzato per compensare parte di tagli per le persone con più di 50 anni è in gran parte stato accumulato con la decisione di decurtare le rendite vedovili in aspettativa; in altre parole si vuole ridare alle stesse persone ciò che pochi mesi fa si è deciso di togliere".