
I reati di calunnia e diffamazione non sussistono. Il procuratore pubblico Nicola Respini ha decretato il non luogo a procedere nei confronti dell’MPS, che era stato denunciato dalla municipale Cristina Zanini Barzaghi. A irritare la municipale luganese un passaggio del movimento pubblicato sul proprio sito inerente la questione dell’ex Macello. In particolare, si affermava: “la Municipale socialista Cristina Zanini era sul posto quando le ruspe procedevano alla demolizione... non per fermarle, ma per indicare loro quali parti potevano essere demolite e quali invece andavano preservate perché beni culturali protetti”. Una dichiarazione che secondo l’MPS è stata pronunciata da Zanini Barzaghi alla radio e “sentita da migliaia di ticinesi”.
Dichiarazioni non lesive del suo onore
Per il procuratore pubblico tuttavia i reati ipotizzati non sussistono. Dalla lettura dell’articolo pubblicato dall’MPS “si evince una forte critica politica all’operato del Municipio di Lugano e della querelante, tuttavia non vi sono affermazioni tali da ledere il suo onore personale, così come invece presuppone l’applicazione degli artt. 173 e segg. CP”, si legge nella decisione del Ministero pubblico, resa nota dallo stesso MPS. Inoltre, a prescindere dalla veridicità di quanto scritto (nell’articolo viene anche sostenuto che la municipale sarebbe una sostenitrice di progetti di speculazione edilizia quali il Polo sportivo e degli eventi), le affermazioni sostenute “non la fanno apparire in alcun modo come una persona spregevole o da disprezzare in quanto tale. Sostenere la tesi che la querelante fosse favorevole allo sgombero e/o alla demolizione dello stabile “ex macello” è una questione meramente politica e le affermazioni presenti nell’articolo possono unicamente offuscare la reputazione di cui Zanini Barzaghi gode nel proprio ambito politico”. Il pp conclude che la fattispecie riveste “carattere prettamente civilistico”, considerata la protezione dell’onore garantita dal diritto civile.
L’MPS mette il dito nella piaga
A fronte della decisione della Procura, il movimento non perde tempo e “suggerisce” alla municipale, tramite uno scritto firmato dal coordinatore Giuseppe Sergi, di far avanzare la causa del Molino “invece di perdere tempo a denunciare l’MPS”. Secondo il movimento potrebbe, come responsabile del Dicastero Immobili della città di Lugano, avanzare tre o quattro proposte di soluzioni alternative al Macello. “Non vogliamo insegnare il mestiere a nessuno; ma, come si vede, ci sarebbe tanto lavoro per un/una socialista degna di tal nome” sottolinea il movimento. “Ma, evidentemente, Cristina Zanini può scegliere di dedicare le proprie forze ad un ricorso contro la decisione di non luogo a procedere del procuratore nei confronti dell’MPS. Se lo facesse, non saremmo certo sorpresi”.
La posizione di Zanini Barzaghi
Da noi raggiunta la municipale non ha voluto commentare la vicenda, specificando solo i motivi che l’hanno spinta a presentare la querela: “Ho sporto denuncia perché l’MPS non ha voluto correggere una evidente falsità, nonostante lo avessi richiesto espressamente: non sono mai stata favorevole allo sgombero e della demolizione sono venuta a conoscenza a fatto compiuto”. Sulle accuse mosse dall’MPS, Zanini Barzaghi non si sbilancia. “Su questo dossier ho una diversa visione della maggioranza del Municipio e il gruppo del partito socialista altrettanto della maggioranza del Consiglio comunale”.
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