
Continuano a calare le notifiche dei lavoratori esteri dell’edilizia in Ticino. Una flessione che nel 2024 ha toccato soprattutto le assunzioni d’impiego (-18,9%), seguite dagli indipendenti (-7,7%) e dai distaccati (-5,8%). Dati che si spiegano con la ripresa del mercato italiano, commenta l’Associazione interprofessionale di controllo (Aic), che oggi ha incontrato la stampa. Il calo deriva anche da un rallentamento congiunturale dell’edilizia privata che però non preoccupa il segretario Nicola Bagnovini. "Vuol dire che le nostre imprese con i propri dipendenti stanno trovando il giusto equilibrio per rispondere alle richieste del mercato". Ai nostri microfoni, Bagnovini precisa che "le notifiche sono sì diminuite, ma noi continuiamo a controllare ben il 90% di coloro che entrano a lavorare nel nostro paese. E scopriamo anche parecchie infrazioni: sommando le multe, arriviamo complessivamente a 450'000 franchi. I furbi quindi ci sono". Con i suoi sei ispettori sentinelle del territorio, l’Aic riesce a captare i cantieri e lavori sospetti. L’anno scorso le mancate notifiche sono state 114.
Nodo bilaterali III
Detto dei controlli passati, l'Aic rivolge uno sguardo anche al futuro, in particolare al pacchetto di Bilaterali III negoziato con l’Unione europea. Questo è giudicato tutto sommato soddisfacente dal presidente Renzo Ambrosetti, che però insiste sull’importanza di mantenere misure d’accompagnamento adeguate. "Negli accordi c'è stato qualche peggioramento per quanto concerne le possibilità di protezione dei salari e della concorrenza leale. L'abbiamo compensata con delle misure interne soddisfacenti per le parti sociali. Il Consiglio federale le ha fatte proprie e conto che il Parlamento faccia la stessa cosa". Altrimenti, avverte Ambrosetti, "in votazione popolare ci sarà un No". Uno scenario che l'Aic vuole scongiurare. L’economia, continua Renzetti definendo “catastrofica” l’iniziativa Udc per una Svizzera da 10 milioni, ha bisogno della manodopera estera. "Il popolo svizzero invecchia, ci sono meno nascite. Dobbiamo essere aperti nei confronti dell'Europa, a meno che non vogliamo tornare ai boccalini e alle caprette".