Ticino
"L’imposta di circolazione è sempre stata al centro della politica, ma oggi è più rumorosa"
Redazione
un anno fa
Aldo Barboni, padre della circolazione ticinese che si appresta ad andare in pensione, ci racconta la sua esperienza alla guida dell’Ufficio di Camorino, dove è stato per 46 anni.

Dopo 46 anni di attività professionale, Aldo Barboni, aggiunto capo della Sezione della circolazione, va in pensione. Una lunga carriera, tanto che Barboni si è guadagnato il nome di “padre” della circolazione. La sua entrata in servizio risale al 1978, proprio quando i conducenti e il parco veicoli cominciavano ad aumentare. Con lui abbiamo cercato di capire come è cambiato questo mondo da allora e dei temi ricorrenti che sono passati dalla sua scrivania.  

Signor Barboni, cosa ha visto cambiare in questi 46 anni di attività?

“Siamo passati da un sistema di lavoro manuale all'informatica e anche con dei contatti diversi con l'utenza. In modo particolare ci siamo sempre più avvicinati all'utenza con l'informazione, con anche metodi di lavoro molto diversi, anche perché con lo stesso lavoro aumentavano le richieste, il parco veicoli e il numero dei conducenti”.

Per quanto riguarda i temi politici che coinvolgono la Sezione della circolazione, quello dell’imposta di circolazione è stato tra i più ricorrenti?

“È sempre stato un tema di attenzione politica, meno rumoroso rispetto al passato, quando si trovavano anche le soluzioni, più silenziose e più mirate. Oggi invece c’è un'attenzione più marcata”.

In questi 46 anni lei ha avuto rapporti con diversi direttori del Dipartimento delle istituzioni. Ogni cambio di consigliere di Stato come veniva accolto dalla Sezione della circolazione?

“C’era sempre quell'attimo di interrogativo riguardo alla persona, ma in positivo perché avendo fermezza e sicurezza in sé questo ti porta a dire ‘io sono qui a fare il mio lavoro’. Fino ad oggi ritengo di averlo fatto bene. Di conseguenza questo ti permette di dire "andiamo avanti e collaboriamo". Anche il direttore è una persona. Come lui ha bisogno di noi, noi abbiamo bisogno di lui”.

Sappiamo che ci sono delle targhe che hanno delle cifre da capogiro. Quando è iniziata questa pratica?

“È iniziata intorno al 1991, quando si è voluto mettere a disposizione dei numeri particolari a due o tre cifre che prima erano sui veicoli dello Stato. Togliendo queste targhe è stato possibile creare la vendita all'asta, il cui provento va a favorire il fondo di prevenzione stradale. Ciò ha permesso di portate un contributo a favore di tutta l'utenza per cercare di attirare l'attenzione e sensibilizzare quello che è la guida dei veicoli”.

Si aspettava un interesse così forte?

“Personalmente no. Infatti, ricordo che quando dovevamo fare le condizioni d'asta, bisognava fissare il lancio della vendita per non procrastinare troppo. Poi invece quando lo abbiamo aperto, il battitore passava da centinaia a centinaia, di colpo in colpo”.

Deduciamo che lei una targa particolare non ce l'ha. Non ha mai avuto interesse nel comprarla?

“Assolutamente no, quando sono arrivato come giovane alla Sezione della circolazione me l'aveva attribuita l'allora responsabile e ancora oggi è questa”.