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Licenziamenti a La Regione: "Salvaguardare il pluralismo dell’informazione"
Redazione
2 giorni fa
La pronta reazione di ATG e di Syndicom ha "permesso di aprire una consultazione e di posticipare di un mese i licenziamenti". Ma c'è preoccupazione: "Il settore dei media in Svizzera, e anche in Ticino, si trova in una fase estremamente delicata".

"Fanno male i licenziamenti che hanno colpito la redazione de La Regione". Con queste parole, diffuse in un comunicato stampa, l’Associazione ticinese dei giornalisti e Syndicom tornano sui tagli al personale effettuati negli scorsi mesi dal quotidiano ticinese. In tutto si tratta di 6 persone, 4 giornaliste e due giornalisti, 5,5 impieghi a tempo pieno. "Fanno male anche al giornalismo della Svizzera italiana nel suo insieme - si legge nel testo - che perde alcuni colleghi di grande esperienza, in particolare nella cronaca locale, ma anche dei giovani promettenti".

Posticipati di un mese i licenziamenti

La pronta reazione di ATG e di Syndicom ha "permesso di aprire una consultazione e di posticipare di un mese i licenziamenti, inizialmente previsti il 28 di febbraio. Una misura annunciata dall’editore e dalla direzione con due soli giorni di anticipo rispetto alla sua attuazione. La consultazione interna ha permesso anche di costituire un piano sociale per il personale licenziato e per i colleghi, in tutto tre, che hanno subito un calo della loro percentuale di lavoro.

"Poca chiarezza da parte della direzione e dell'editore"

Ammirevoli i versamenti in favore del piano sociale su base volontaria, in particolare da parte del personale della Regione a sostegno dei colleghi toccati dalle misure di risparmio. Se può essere considerato positivo il fatto che, grazie alla consultazione, è stato garantito un mese di stipendio in più ai collaboratori licenziati, va invece stigmatizzata la modalità con la quale direzione e editore hanno agito, non comunicando con sufficiente chiarezza i cambiamenti, rispetto al piano di ristrutturazione iniziale, che hanno deciso di mettere in atto.

"Il personale de La Regione sotto pressione"

I licenziamenti toccano circa il 20 % dell’organico redazionale de La Regione. La pretesa che pur con questi tagli si riesca a garantire la stessa qualità di prima significa evidentemente una forte pressione sul personale chiamato ad una produttività ben superiore. ATG e Syndicom vigileranno affinché il personale restante non sia costretto a ritmi di lavoro inaccettabili.

L'appello alla società civile

Questi licenziamenti sono dovuti, come più volte ribadito dall’editore, ad un forte calo delle entrate pubblicitarie: "Viste queste difficoltà - si legge nella nota - torniamo a sollecitare la società civile a dar vita ad un’associazione di Amici de la Regione, che possa mettersi alla ricerca di fondi e sostegni".

L'intervento della politica ticinese

Per ATG e Syndicom, "i licenziamenti a La Regione fanno capire, anche a chi ancora continua a non volersene accorgere, quanto il settore dei media in Svizzera, e anche in Ticino, si trovi in una fase estremamente delicata. Ristrutturazioni di questo tipo, con cifre quasi sempre ben superiori, si susseguono ormai da tempo bel nostro Paese. La politica è finora intervenuta con dei cerottini, l’ultimo riguarda il leggero aumento dell’aiuto indiretto ai media cartacei, deciso nel marzo scorso dal Parlamento federale. In queste settimane il Gran Consiglio ticinese, a livello commissionale, sta discutendo di un aiuto ai media regionali. Ci auguriamo che questo possa portare ad un risultato positivo, capace di dare un po’ di ossigeno alle redazioni locali ticinesi".

Difendere il pluralismo dell'informazione

Per ATG e Syndicom le condizioni di lavoro e il pluralismo dell’informazione rimangono due fattori fondamentali per l’intero settore, "da difendere e promuovere con determinazione. Per questo non ci stanchiamo di denunciare la mancanza da oltre venti anni un contratto collettivo di lavoro per i giornalisti. Così come riteniamo che l’equilibrio attuale tra i due quotidiani cantonali debba essere preservato e mantenuto a garanzia di un sano pluralismo".