
La crisi del settore bancario ha avuto conseguenze non solo sulle banche di Lugano, ma anche sui tanti servizi che ne traevano beneficio. Un esempio è quello degli alberghi. Così con meno professionisti in cerca di una camera c’è bisogno di ripensarsi. È quello che ha fatto l’Hotel Lugano Dante, che ha deciso di ripensare il proprio modello fin dalle basi, l’idea, si legge in un comunicato, è di “conquistare una tipologia di target completamente nuova: la popolazione locale, un settore di clientela fino ad oggi parzialmente innovato”.
Oltre alla ristrutturazione degli spazi, l’albergo di Piazza Cioccaro ha cambiato anche nome, ora sarà il LUGANODANTE. Ma è soprattutto il concetto di ospitalità a essere stato rivisto da una squadra internazionale, guidata dagli specialisti della Teamwork Hospitality. Il cliente che l’albergo luganese vuole conquistare, si legge, è “cosmopolita”, che viaggia sia per lavoro che per piacere, “che organizza, vive e sceglie la sua vacanza con il proprio smartphone”.
La seconda parte del nuovo concetto è l’apertura verso l’esterno, verso gli indigeni che possano godere di buona parte degli spazi e dei servizi dell’hotel pur non dormendo lì. Così “gli spazi comuni del piano terra sono stati ripensati per accogliere e aprirsi verso la città”, si legge ancora. Il fulcro di questa apertura è il ristorante e bar, che da oggi si chiama Flamel (in onore dell’alchimista Nicolas Flamel) e sarà offerta una cucina che vuole rappresentare la particolarità del Canton Ticino di essere al centro “di tre delle migliori tradizioni culinarie del mondo: svizzera, francese e italiana e queste influenze rivivono in un menu dove il contrasto tra ricette tradizionali e modernità del concept di ristorazione è di per sé quasi alchemico”. E parlando di alchimia, si punterà moltissimo anche sui cocktail.
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