
Il fenomeno delle lezioni private rimane significativo in Ticino: alla scuola media è legato alle materie che conoscono il sistema dei livelli, la motivazione principale risiede nella volontà di migliorare le prestazioni, mentre le famiglie dei ceti medio e superiore investono in questo tipo di insegnamento indipendentemente dai risultati scolastici dei figli. Sono questi i risultati principali di uno studio commissionato dal Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS) al Centro innovazione e ricerca sui sistemi educativi (CIRSE).
Il 18% dei giovani nel periodo tra la terza e la quarta media ricorre a titolo regolare alle lezioni private. Tale percentuale sale al 42% se si considerano anche gli utenti occasionali. Nei cinque licei ticinesi e alla Scuola cantonale di commercio il 35% degli studenti iscritti al primo anno e il 19% degli studenti del quarto anno ha dichiarato di aver preso lezioni private nei nove mesi precedenti l’indagine, mentre nella Formazione Professionale a tempo pieno (centri professionali commerciali e Scuola Specializzata per le Professioni Sanitarie e Sociali) il ricorso alle lezioni private a titolo regolare riguarda il 21% degli allievi del primo anno e il 15% degli allievi all’ultimo anno.
Tra le materie per cui più frequentemente si ricorre al sostegno didattico a pagamento figurano matematica, tedesco e, per le scuole medie superiori, anche fisica e chimica.
L’idea di prendere lezioni private proviene nella gran parte dei casi dai genitori o dai genitori di comune accordo con il figlio.
Il tutor è per gli allievi delle scuole medie un altro studente (32% dei casi nel 2012), un conoscente di famiglia (23% dei casi) o un insegnante di un’altra scuola (25% dei casi); per gli allievi delle scuole medie superiori è più spesso un insegnante di un’altra scuola (37%), uno studente universitario (22%) oppure un familiare o parente (16%).
Tra le motivazioni del ricorso si annoverano alle medie (anno 2012) la volontà di migliorare le prestazioni (61% dei casi) o la comprensione (48%) e di prepararsi al ciclo scolastico successivo (46% dei casi). Alla Formazione Professionale s’indicano motivazioni di tipo più compensatorio quali raggiungere la sufficienza (49% dei casi), la difficoltà della materia (36%), mantenere la sufficienza (25%) e il ritmo troppo veloce delle lezioni (20%).
Per quanto riguarda la famiglia, la ricerca ha richiamato la teoria della “scelta razionale” e il “credenzialismo”, secondo cui le famiglie delle classi medie e superiori vedono nell’istruzione uno strumento cruciale per garantire la stabilità della posizione sociale ai loro figli e sono conseguentemente indotte a investire cifre consistenti nella formazione dei propri discendenti, indipendentemente dalle attitudini intellettuali di questi. I titoli di studio sono concepiti in questi modelli teorici come strumenti di chiusura sociale, ovvero come mezzi per controllare o monopolizzare gli accessi alle occupazioni maggiormente vantaggiose. Le lezioni private sarebbero pertanto una delle vie per facilitare l’acquisizione di tali mezzi e un ricorso diffuso potrebbe esacerbare le diseguaglianze tra i diversi gruppi sociali.
Circa il modo in cui i giovani vivono l’esperienza scolastica, se nella Scuola media il ricorso alle lezioni private si associa a un rapporto conflittuale con i docenti, nel settore post-obbligatorio emerge l’insoddisfazione per l’esperienza scolastica in sé, fonte di stress, ansia e disagio. In alcuni casi, chi lamenta scarsa attenzione da parte degli insegnanti e scarsa disponibilità all’ascolto finisce per cercare rifugio in un contesto più personalizzato dove l’interazione faccia a faccia con il tutor renda più semplice ammettere le proprie difficoltà e confrontarsi con esse.
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