
Oltre 500 franchi al mese. A tanto ammonterà nel 2026 il premio medio di cassa malati in Ticino, dove l'aumento rispetto a quest'anno sarà del 7.1%. Lo ha reso noto ieri l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Un tema che oggi è al centro degli editoriali dei quotidiani ticinesi.
Una stangata "che potrebbe farsi sentire alle urne"
"La quarta stangata consecutiva sui premi di cassa malati si farà sentire sui bilanci delle economie domestiche, specialmente quelle del ceto medio, che non ricevono sussidi o che ne hanno diritto solo in misura limitata", scrive Giovanni Galli sul Corriere del Ticino, ricordando anche l'appuntamento alle urne di domenica, dove i ticinesi si esprimeranno proprio su due temi legati ai premi di cassa malati. "E potrebbe farsi sentire anche nelle urne domenica, quando si voterà sulle iniziative del PS e della Lega. Due ricette in concorrenza l’una con l’altra, ma che l’esasperazione per i continui aumenti dei premi potrebbe anche favorire senza distinzioni, con un impatto stimato sui conti pubblici (e indirettamente sui contribuenti) di 400 milioni di franchi. In queste circostanze, la votazione popolare sarà un test doppiamente importante, seguito con attenzione anche oltre San Gottardo".
"Si consuma tanto, è arrivato il conto"
Il rincaro del 7,1%, "il più alto di tutti, da un lato colpisce ma dall’altro non può essere considerato una sorpresa, perché da tempo il cantone si sta distinguendo per un forte aumento della spesa sanitaria", continua Galli. "Una tendenza che si riflette puntualmente sui premi. È inutile prendersela con le casse malati, che possono anche stare antipatiche ma fondamentalmente fungono da intermediari fra i fornitori di prestazioni e chi ne usufruisce. Gli assicuratori ricevono le fatture da ospedali, cliniche, medici e farmacie e poi pagano il conto utilizzando i soldi versati dagli assicurati con i premi. Stavolta le casse hanno proposto per il Ticino premi inferiori ai costi, che l’Ufficio federale della sanità pubblica ha poi dovuto correggere verso l’alto. Questo perché i premi devono coprire gli oneri e c’erano esigenze di recupero rispetto agli anni precedenti". D’altra parte, "se si fosse chiuso un occhio, l’aumento sarebbe solo stato rinviato all’anno successivo, perché la differenza fra quanto si paga con i premi e quanto le casse effettivamente versano va compensata".
Il ruolo della politica
La responsabilità, "sia ben chiaro, è di tutti, assicurati compresi. D’altra parte, se si vuole un sistema sanitario di qualità e capillarmente diffuso bisogna pagarlo. Non si possono pretendere più prestazioni, pensando di spendere meno. A monte, resta quindi centrale il ruolo della politica – soprattutto federale ma anche cantonale tramite le pianificazioni ospedaliere e altre misure – chiamata a moderare i costi con continui interventi in vari settori (come quello dei farmaci), con la correzione delle persistenti inefficienze del sistema, con l’eliminazione degli incentivi perversi e dei doppioni. Fermo restando che a volte, se si vuole davvero ottenere qualcosa, bisogna anche saper fare scelte impopolari", conclude Galli.
"La salute prima di tutto"
"Quali sono i pilastri che sorreggono una comunità?", chiede Daniel Ritzer su La Regione. "A voler procedere con un certo rigore metodologico, diremmo che il primo riguarda un adeguato stato di salute, tanto individuale quanto collettivo. Soltanto dal momento in cui viene raggiunto questo prerequisito, è possibile aggiungere altri mattoni: educazione, sicurezza, infrastrutture, lavoro, cultura, sviluppo". Ma, continua, "data la premessa, ecco il paradosso: in Svizzera, nonostante quanto previsto dall’articolo 6 della Costituzione federale ('Ognuno assume le proprie responsabilità e contribuisce secondo le proprie forze alla realizzazione dei compiti dello Stato e della Società'), alla realizzazione del bene primario i cittadini contribuiscono soltanto parzialmente in rapporto alle proprie forze: i costi della sanità vengono finanziati solo in parte tramite le imposte, cioè in maniera progressiva ed equa rispetto alla capacità contributiva dei singoli. Le successive condizioni di base (educazione, sicurezza, infrastrutture ecc.) vengono invece totalmente garantite tramite le risorse fiscali".
"La riforma del sistema deve iniziare immediatamente"
Oggi, "alla luce dell’ennesima stangata dei premi di cassa malati, la discussione che porti a una riforma radicale del sistema non può più essere rimandata e deve, immediatamente, iniziare da qualche parte: domenica 28 settembre questo cantone ha la possibilità storica di introdurre un meccanismo di giustizia sociale (per cui nessuno dovrà destinare al pagamento dei premi più del 10% del proprio reddito disponibile), in grado di avvicinarci al ripristino dell’ordine costituzionale superiore. Ed è soltanto così che potrà avvenire: dal basso verso l’alto, dai Cantoni fino alla Confederazione".
Dito puntato contro De Rosa
Ritzer, in conclusione del suo editoriali, punta il dito anche contro il direttore del Dipartimento della sanità e della socialità. "A poco vale la scontata indignazione di Raffaele De Rosa, lo stesso consigliere di Stato che un anno fa sosteneva con fervore l’iniziativa federale ‘Per premi meno onerosi’ e che ora, invece, si unisce senza pudore al coro ricattatorio di governo, Comuni, mondo economico e politico di (centro)destra: 'Il tetto del 10% a livello cantonale è insostenibile', dicono. Insostenibile a tutti i livelli appare invece l’erosione colossale del potere d’acquisto dei cittadini ticinesi, il cantone dei premi più alti e i salari più bassi di tutta la Svizzera; insostenibile e inaccettabile risulta l’impossibilità di accedere alle cure di sempre più persone per motivi economici".