Ticino
L’emozione di un abbraccio nel dramma più grande
L’arrivo delle due donne ucraine in fuga dalla guerra in Ticino
L’arrivo delle due donne ucraine in fuga dalla guerra in Ticino
La guerra obbliga i civili a scappare dall’Ucraina. C’è chi ce la fa, come la nipote di Katia, e chi invece viene colpito in modo disumano. Le immagini emozionanti dell’arrivo di due donne in Ticino dopo un lungo viaggio

Katia, cittadina ucraina che da 14 anni è in Ticino con marito e figli, ieri sera ha potuto riabbracciare i suoi cari. Dalla Polonia, infatti, sono giunte due donne (una è la nipote) ucraine con i figli, arrivate con i volontari partiti venerdì dal Ticino per portare 18 tonnellate di beni di prima necessità. L’emozione, ha raccontato Katia ai microfoni di Ticinonews, è stata tantissima.

“Guerra tra fratelli”
La nipote di Katia ha fatto un lungo viaggio. Prima è partita con il treno dal centro dell’Ucraina e ha percorso circa 2mila chilometri fino al confine con la Polonia. Una volta arrivata al confine, ha atteso con i bambini un bus per circa quattro ore, al freddo, per attraversare il Paese. “Non trovo le parole, dal 24 febbraio la mia vita è cambiata e il mio cuore è sempre lì”, ha raccontato emozionata Katia. Tantissime persone che vivono in Ucraina, ha spiegato, sono anche russe e per questo fa ancora più male: “Adesso praticamente è una guerra tra fratelli”.

Immagini emozionanti
I colleghi di Ticinonews ieri sera hanno vissuto in prima persona l’arrivo delle due donne. È stato un momento emozionante, le immagini fatte di lacrime e abbracci racchiudono l’umanità totale di questo momento così triste e difficile.

“Preoccupate per la nostra famiglia”
Le donne arrivate in Ticino si sono raccontate, grazie alla traduzione di Katia, ai microfoni di Ticinonews. “Siamo contente ma siamo preoccupate per i familiari che sono rimasti in Ucraina”, ha spiegato una delle due. La fiducia rimane, nonostante il terribile conflitto faccia veramente fatica a fermarsi. “Sentivamo le sirene tutto il giorno e anche la notte, e dovevamo continuamente spostarci nei rifugi”, ha raccontato.

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