
Dopo cinque fumate nere per il rinnovo del contratto nazionale mantello dell'edilizia, numerosi lavoratori dell'edilizia hanno deciso di incrociare le braccia. L'attuale contratto, ricordiamo, scadrà il prossimo 31 dicembre. Una mobilitazione è stata indetta a livello nazionale. In Ticino si tiene a Bellinzona, dove i lavoratori stanno scendendo in piazza in questi minuti. La manifestazione ha attirato l'attenzione di gran parte del Gran Consiglio: l'aula, alle 14, era quasi vuota.

Almeno 2'500 lavoratori incrociano le braccia
Secondo i sindacati, la partecipazione è stata un "successo, con una grande risposta da parte del settore. Penso che questa mattina fossero anche l'80% e alcuni cantieri erano chiusi", dichiara a Ticinonews Dario Cadenazzi, responsabile del settore edilizia di UNIA. "Inoltre, partecipare a questa giornata e a questa manifestazione non è stato semplice per tutti: molti lavoratori hanno subìto delle pressioni quasi insostenibili". Secondo Cadenazzi, la richiesta dell'organizzazione della giornata è giunta "dagli stessi lavoratori. Il rinnovo contrattuale non avanza, e se avanza lo fa sulla base di proposte padronali molto offensive. Lo spettro del vuoto contrattuale fa paura a tutti".
Gli fa eco Paolo Locatelli, vice segretario cantonale dell'OCST: "Il comportamento degli impresari costruttori al tavolo delle trattative è assolutamente inaccettabile. Chiedere di potere lavorare anche fino a 12 ore giornaliere, 48 ore settimanali, diminuire lo stipendio di 1'000 franchi agli over 50 per -dicono- garantire loro il diritto al pensionamento anticipato sono proposte provocatorie che non si possono accettare. Siamo oltre 2500 e oggi vogliamo lanciare un chiaro monito a tutti gli impresari della Svizzera: senza i lavoratori non si costruisce niente!" ha detto Locatelli.
“Gli scioperi mandano segnali sbagliati”
La Società Svizzera degli Impresari Costruttori (SSIC) vuole un contratto nazionale mantello che, si legge sul comunicato stampa, “includa il maggior numero possibile di miglioramenti relativi agli interessi comuni dei lavoratori edili e degli impresari costruttori”. Mentre per quanto riguarda le azioni di protesta dei sindacati, questo è il pensiero della SSIC: “C’è ora da chiedersi se i sindacati vogliano davvero un nuovo contratto nazionale mantello e, in particolare, se lo rispettino. Invocando azioni di protesta e scioperi i sindacati mandano segnali contraddittori, violano l'accordo attualmente in vigore e ignorano l'obbligo di mantenere la pace”.