Ticino
L’edilizia perde commesse e posti a tempo pieno: “Siamo preoccupati”
Redazione
5 mesi fa
Il terzo trimestre dell’anno si è chiuso con ordini in entrata in calo: in Ticino la diminuzione è del 3,3% contro l’1,4% a livello nazionale. Il direttore della SSIC Nicola Bagnovini esprime una certa preoccupazione e sul rapporto della Gestione sul Preventivo 2025 dice: “È un pessimo segnale”.

Il settore dell'edilizia cantonale continua a soffrire. Dopo i primi due trimestri con ordini in calo, il terzo segna un nuovo tonfo. In termini reali, le commesse in entrata sono diminuite del 3,3% su un totale di circa 2,5 miliardi di fatturato annuo del settore. Un calo più marcato rispetto a quello nazionale, che segna un - 1,4% con 17,3 miliardi di fatturato reale, malgrado il leggero aumento del fatturato nominale del ramo attestatosi a 17,5 miliardi. Un quadro preoccupante secondo il direttore della SSIC Ticino, Nicola Bagnovini, che guarda con timore anche alle esigue riserve di lavoro, assottigliatesi a circa 3 mesi in Ticino, contro i 7.7 mesi della media nazionale. “Sono sensazioni che riscontriamo da mesi e che ora sono dimostrate dalle statistiche", sottolinea Bagnovini ai microfoni di Ticinonews. "Mediamente abbiamo le piccole imprese che hanno ancora lavoro, le medie fanno più fatica, mentre le grosse hanno delle buone opportunità. Il problema per i grossi concorsi è la concorrenza. La tendenza dei prezzi è quella al ribasso. Si acquisisce il lavoro pensando al mantenimento dell'occupazione delle proprie squadre e si fanno quindi delle offerte molto tirate dal profilo economico, che mettono poi in difficoltà la ditta nella fase esecutiva. Ma non solo la ditta: anche il committente e la direzione lavori”.

Privato e pubblico

A sostenere gli investimenti in Ticino, aggiunge Bagnovini, è soprattutto il contributo dei grandi interventi pubblici, da Ustra alle FFS, fino alla Divisione delle costruzioni del Cantone. Meno significativo invece il contributo dei privati. "Abbiamo circa un 60% privato e un 40% pubblico", spiega il direttore della SSIC Ticino. "Nell'ambito del privato abbiamo una buona quota di ristrutturazioni, quindi interventi di risanamento energetico. Le nuove edificazioni sono invece meno, anche perché il terreno scarseggia sempre di più. Il parco immobiliare attuale è invece sempre più vetusto e bisogna intervenire in tempi brevi".

I posti di lavoro

Una congiuntura che si innesta nel solco della crisi delle finanze pubbliche del Cantone, e che non risparmia alcun settore dell'edilizia. Inflazione, rincari ed economia stagnante sono le cause principali. Senza il miracolo di un’inversione di tendenza, lo spettro dei licenziamenti non può essere scongiurato. A livello nazionale il comparto a settembre registrava 88'000 posti a tempo pieno, il 4% in meno di dodici mesi prima. "Qualche segnale purtroppo è già arrivato, soprattutto nella pavimentazione stradale, dove sono stati ridotti degli effettivi", spiega ancora Bagnovini. "L'impresa tiene duro fino all'ultimo perché la manodopera è il valore maggiore e il tentativo di preservare l'occupazione verrà senz'altro fatto fino alla fine. Speriamo che ci sia una ripresa". 

"Segnale preoccupante dalla gestione"

Il direttore della SSIC ha commentato anche il rapporto di maggioranza sul preventivo 2025, uscito martedì dalla Commissione della gestione, che prevede anche una riduzione del tetto degli investimenti da 290 a 260 milioni. “Sono molto preoccupato per le finanze pubbliche. Anche la notizia del rapporto di maggioranza della Commissione della gestione, che ha tagliato del 10% il tetto massimo degli investimenti all'anno, lascia qualche perplessità. Non è li che bisogna risparmiare: l'investimento non è la gestione corrente. È un segnale negativo verso l'economia. Se iniziamo a tagliare sugli investimenti non facciamo dei risparmi, ma ritardiamo delle spese necessarie nel tempo. Tutte queste spese verranno a costare di più se non si affronta con regolarità la manutenzione di viadotti, strade, ma anche manufatti".