
Il consigliere nazionale PPD Marco Romano ha presentato oggi una mozione Camere federali con cui propone un coinvolgimento del Parlamento nell’ambito dello sviluppo di convenzioni e atti internazionali (soft law) che hanno risvolti di politica interna. In caso di approvazione, il Consiglio federale è incaricato di modificare l'art. 152 della Legge sul Parlamento (LParl) precisando che il Consiglio federale deve, di regola, prima che il suo rappresentante nei consessi internazionali si esprima, coinvolgere il Parlamento nel processo decisionale e di approvazione di "soft law" o raccomandazioni internazionali.
"L'iniziativa parlamentare 14.474 proponeva di precisare l'art. 152 LParl perché le competenze del Parlamento in politica estera (art. 166 cpv. 1 Cost) e la sua libertà sulle scelte legislative interne non potessero più essere scavalcate o limitate da "soft law" adottata unilateralmente dal Consiglio federale poiché questa, pur non essendo giuridicamente vincolante, impegna politicamente e di fatto la Svizzera - spiega Romano - Infatti la sua mancata attuazione può configurare un comportamento contrario al principio di buona fede e causare il suo inserimento in liste nere legando così le mani al Parlamento. Il Parlamento non ha dato seguito all' iniziativa poiché il Consiglio federale, ammettendo il problema, aveva nel frattempo adottato un nuovo art. 5b OLOGA che andava nel senso dell'iniziativa parlamentare".
"La recente prassi dimostra che tale regolamentazione per via di ordinanza non è sufficiente ed è disattesa. Senza previa consultazione del Parlamento, il rappresentante svizzero all'ONU ha attivamente promosso l'elaborazione del Patto ONU sulla migrazione, che il Consiglio federale ha dichiarato di avere deciso di approvare. Il Parlamento è stato consultato solo in seguito. Davanti a tale pubblica approvazione è difficile per la Svizzera fare "marcia indietro", cioè rifiutarsi di adottare, totalmente o parzialmente, formalmente il Patto ONU, poiché così rischierebbe un isolamento per la sua posizione divergente o comunque un danno alla sua reputazione politica e forse anche ritorsioni internazionali. È quindi essenziale ribadire che il Parlamento non deve essere messo davanti al fatto compiuto. Poiché l'amministrazione non sembra rispettare l'obbligo di previa consultazione previsto dal testo, forse troppo complicato, dell'art. 5b OLOGA occorre adottare una base legale di livello superiore, modificando la Legge sul Parlamento e precisando più semplicemente che, di regola, per tutte le norme di "soft law" e raccomandazioni internazionali il Parlamento deve essere preventivamente consultato. Fanno eccezione gli atti internazionali tecnici privi di valore politico".
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