
Il nostro Cantone è uno dei centri mondiali del commercio dell’acciaio. A causa della guerra molti paesi hanno emanato diverse sanzioni che ora iniziano a pesare anche sul Ticino e, di conseguenza, sono tantissime le aziende che ora si trovano in difficoltà, quasi a rischio di chiudere. Ticinonews ne ha parlato con Marco Passalia, segretario generale di Lugano Commodity Trading Association.
Cosa sta succedendo?
“Il problema principale arriva laddove le sanzioni fanno più male a chi le ha messe in atto che non tanto al sanzionato. Il rischio di queste sanzioni è che ci possa essere un boomerang, e spesso è anche difficile interpretarle. Alcune società storicamente acquistano prodotti dalla Russia, dall’Ucraina e oggi stanno avendo una serie di difficoltà a livello anche di logistica, di finanziamento e di transazioni”.
I giorni passano ma non si vede una via d’uscita. A queste aziende che cosa potrebbe accadere?
“Abbiamo tenuto un incontro una decina di giorni fa per cercare di capire lo stato di salute delle diverse aziende. Ci sono una ventina di società che sono legate storicamente all’esportazione e alla commercializzazione di prodotti dall’Ucraina e dalla Russia, e che attualmente sono completamente bloccate e a rischio di fallimento o di liquidazione. Questo si potrebbe ripercuotere anche in termini di posti di lavoro”.
Qualcuno ha già perso il posto di lavoro?
“Parliamo più o meno di 200-300 posti di lavoro. La speranza è che parte di queste aziende siano riuscite a diversificare le attività ma non è facile. È molto legata alle relazioni con gli istituti finanziari che hanno un atteggiamento molto prudenziale”.
Ci sono già stati licenziamenti?
“A me risulta che ci sono state già aziende in liquidazione, quindi sì”.
Non si può cambiare il mercato?
“Per finanziare l’acquisto di una merce, qualsiasi essa sia, è fondamentale avere le linee di credito bancarie. È difficile trovare finanziamenti in questo senso, soprattutto quando il costo delle materie prime (già dalla pandemia) sono esplosi verso l’alto, creando ancora più difficoltà a finanziare queste società”.
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