
Sono 9 i giovani che in questi giorni si trovano al campo di addestramento militare di Isone per diventare future guardie svizzere pontificie. A breve si stabiliranno in Vaticano per due anni per servire il Papa. “È una vocazione, per me si è resa chiara la seconda volta che mi sono recato in Vaticano per una giornata di informazione sulla Guardia Svizzera”, ci racconta Luca. “Vedere la Basilica di San Pietro è stato un grande onore e ho capito che faceva per me. È anche un modo per approcciarsi alla fede, a Dio. Anche il lato relativo alla sicurezza e il fatto di poter portare avanti le tradizioni svizzere, sono veri lavoratori, sono discreti, efficaci. Sarà un piacere per me essere là”.
Come è cambiata la formazione
Dopo che l’Europa è stata segnata da numerosi attacchi terroristici, dal 2016 la formazione è cambiata e a quella tradizionale ne è stata accostata una con la Polizia cantonale. Il primo mese, spiega l’istruttore del corpo reclute René Stöckli, si svolge in Vaticano, dove le reclute apprendono conoscenze che riguardano le persone, i luoghi, la lingua, le esercitazioni e tutto quello che riguarda l’esercizio d’onore. Il secondo mese avviene in Ticino e la formazione riguarda perlopiù l’ambito della sicurezza: il tiro, la difesa personale, la tattica, elementi di psicologia e diritti. E il bilancio di questa doppia formazione è positivo, assicura il capo della formazione della guardia svizzera pontificia Guillaume Favre. "L'obiettivo era di professionalizzare il corpo, puntando sull'ambito della sicurezza. La rappresentanza è infatti solo una piccola parte del nostro lavoro (costituisce circa il 10%, ndr). Oltre a questo, proteggiamo la persona del Papa e la sua residenza. Inoltre, lo accompagniamo nei suoi diversi viaggi e ogni guardia deve essere formata adeguatamente a questo compito di sicurezza”.
Numeri bassi
Se il bilancio di questa collaborazione e formazione è positivo, lo stesso non si può dire dei numeri di reclute e future guardie svizzere. Nell’attuale corso di formazione infatti sono solamente 9. “L'obiettivo sarebbe di raggiungere 35-40 guardie all'anno”, spiega ancora Favre. “Attualmente abbiamo difficoltà nel reclutare personale e cerchiamo di essere visibili attraverso i media e i social media. L'obiettivo è suscitare interesse e motivare i giovani a recarsi a Roma”. Anche il Ticino ha un bilancio negativo. Sono infatti ormai due anni che nessuna guardia proviene dal nostro Cantone. Nonostante la formazione sia dura, il motivo della difficoltà di reclutamento in generale sembra risiedere in altro. “La formazione è impegnativa, ma non credo sia il motivo per cui abbiamo difficoltà di trovare reclute”, puntualizza Stöckli, secondo cui, dopo il rallentamento della pandemia, si sta pian pian recuperando terreno.