Vallemaggia
Le faggete, un patrimonio fragile tra progetti e preoccupazione
©Foto UFAM
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Redazione
5 mesi fa
Il Gruppo strategico faggete, che tutela il sito ticinese riconosciuto dall'Unesco dal 2021, ha esposto risultati, progetti e preoccupazioni legate alla loro attività.

Le faggete delle Valli di Lodano, Busai e Soladino sono riconosciute come patrimonio mondiale Unesco ormai da tre anni, assieme ad un'altra novantina di boschi di faggio in Europa: il Gruppo strategico faggete, che gestisce e tutela questi beni naturali, ha presentato risultati ed obiettivi futuri. Ticinonews si è recato sul posto per conoscere meglio le prospettive nel campo della tutela di un bene naturale di straordinaria importanza. 

I vari progetti in corso

La posizione impervia delle faggete tutela le piante stesse, come spiega il presidente del Gruppo strategico faggete Paolo Poggiati: "si tratta di boschi particolarmente maturi, in un ambiente difficilmente raggiungibile, ad alto grado di naturalità, situati tra l'altro a cavallo tra una fascia alpina e subalpina". Avvicinare la popolazione alle faggete è d'altro canto uno dei compiti richiesti dall'Unesco, come spiega il site manager del Gruppo Christian Ferrari: "l'educazione ambientale, soprattutto se riferita alle scuole, è un elemento importantissimo per noi. L'importante è sì avere dei beni di valore eccezionale, ma anche trasmetterli alle generazioni future. Noi lavoriamo molto con le scuole, elementari, medie ma anche licei, introducendo il tema dei patrimoni naturali in generale. Speriamo di aumentare la consapevolezza nei giovani e nei loro genitori". Quello legato all'educazione ambientale non è l'unico tema affrontato dal Gruppo: "nonostante la posizione poco raggiungibile delle faggete, d'altra parte interessante per la loro protezione, abbiamo ideato 4 itinerari escursionistici più o meno facili, di 1 o 2 giorni", spiega Christian Ferrari; "chi è interessato a farlo può dormire nella capanna della val di Lodano, che può fungere da punto di appoggio". 

Un bene messo a dura prova dal cambiamento climatico

I progetti legati alle faggete devono però fare i conti con i cambiamenti climatici: come riporta un recente studio di Wsl (l'Istituto Federale di Ricerca per la Foresta, la Neve e il Paesaggio), il faggio perderà la sua posizione di pianta dominante e gran parte della sua area di distribuzione nell'Europa centrale proprio a causa del riscaldamento globale. Paolo Poggiati si dice preoccupato: "non abbiamo i dati scientifici per dimostrare che già ora ci sono degli effetti del cambiamento climatico. Ciò che è certo è che lo studio di Wsl restituisce un quadro preoccupante, per le faggete ma anche per noi: se una pianta dalla grande capacità di adattamento come il faggio è in difficoltà, vuol dire che l'intero ecosistema è in crisi. Di riflesso anche noi che ne facciamo parte rischiamo di avere dei problemi, ma questi sono temi che conosciamo già tutti".