Ticino
Le coppie gay potranno essere benedette in Chiesa: “Un piccolo passo, ma una grande apertura”
Redazione
2 anni fa
Con Markus Krienke, professore alla facoltà di teologia di Lugano, analizziamo la decisione del Vaticano di benedire coppie formate da persone dello stesso sesso, ma al di fuori di qualsiasi ritualizzazione e imitazione delle nozze.

Le coppie gay potranno essere benedette in Chiesa. La decisione è stata presa dal Vaticano prima di Natale. La novità è scritta nero su bianco sulla dichiarazione del dicastero per la Dottrina della fede “Fiducia supplicans”, che supera il precedente divieto del marzo 2021, reinterpretando il concetto stesso di benedizione. Dichiarazione che resta comunque ferma “sulla dottrina tradizionale della Chiesa circa il matrimonio, non ammettendo nessun tipo liturgico o benedizioni simili a un rito liturgico che possano creare confusione”. Per capire come interpretare questa notizia, abbiamo parlato con Markus Krienke, professore alla facoltà di teologia a Lugano.

Partiamo dalla novità. Di che cosa si tratta?

“La novità non è una rivoluzione di per sé. Le coppie dello stesso sesso, così come tutti gli altri tipi di coppie, vengono sempre definite come “fuori ordine”. L’orientamento sessuale che non sia eterosessuale non viene riconosciuto dalla Chiesa. Due anni fa la stessa congregazione che oggi ha emesso questo nuovo documento aveva dedotto che la benedizione delle coppie dello stesso sesso, e di tutte le altre tipologie di coppie, non è possibile. Papa Francesco, nel frattempo, ha sostituito il prefetto di tale congregazione e questa stessa congregazione è giunta alla conclusione totalmente opposta: le benedizioni sono possibili, ma non si deve trattare della stessa tipologia di benedizione che si dà in una celebrazione nuziale alle coppie che sono ufficialmente riconosciute dalla Chiesa”.

Questo passo non è un po’ come tradire ciò che la chiesa ha detto fino ad oggi?

“Sì, si tratta di un ribaltamento. Determinati gruppi all’interno della Chiesa ritengono che non sia possibile benedire le persone, soprattutto se vivono una situazione oggettivamente rifiutata dalla Chiesa. Papa Francesco invece dice che deve essere possibile benedire le persone anche se vivono in situazioni non riconosciute dalla Chiesa. Il Pontefice vuole mettere in primo piano la realtà della persona che cerca un conforto da parte della Chiesa e di Dio. La prima parola che spicca nel documento è fiducia, ovvero accettazione. Qui sta il ribaltamento”.

È sicuramente un piccolo passo, ma una grande apertura per la Chiesa. Si arriverà mai al matrimonio per le persone dello stesso sesso?

“Si tratta di un piccolo passo dottrinale, ma di una grande apertura perché si inserisce all'interno del pontificato di Papa Francesco. Una delle sue prime affermazioni è stata: ‘chi sono io per giudicare?’. Ora, in un momento in cui sente forse di dover pensare alla fine del proprio pontificato (ha già scelto la chiesa dove vuole essere sepolto), vuole portare a conclusione determinati temi che ha portato avanti. Se questo porterà al matrimonio gay all'interno della chiesa e al suo riconoscimento come sacramento, questo lo riterrei ancora molto lontano. Papa Francesco stesso non pensa ancora a questo passaggio: voleva avviare un processo e vedere se la Chiesa in futuro possa andare in questa direzione. Non dobbiamo dimenticare che questa decisione sancisce una prassi che in Svizzera e in Europa occidentale spesso già esiste nelle parrocchie, anche se va ufficialmente contro la dottrina. In un certo senso Papa Francesco ha sanato una situazione pastorale. In altre parti del mondo invece, come in Africa, la relazione omosessuale è addirittura proibita per legge. Vediamo dunque anche le difficoltà in cui si trova ad operare un'organizzazione come la Chiesa. Da un lato c’è la dimensione globale in cui si trova, dall'altra un'interpretazione della dottrina che è fortemente ancorata nella propria storia. Ci sono dunque alcuni tasselli dottrinali veramente complessi. Per questo non ritengo che le aperture al matrimonio omosessuale come sacramento siano vicine”.

L'anno che si sta per concludere è stato importante per la Chiesa, soprattutto per quello che riguarda il capitolo degli abusi. Quali saranno a suo avviso i prossimi passi cruciali che dobbiamo attenderci?

“Papa Francesco ha già realizzato un'enorme riforma della stessa Curia. Sono riforme che si svolgono all'interno della Chiesa e non sono direttamente visibili alla società. Per quel che riguarda i prossimi passi, ci sarà senz'altro un maggior impegno verso un’accettazione e un’inclusione più articolata. Inoltre, ci si può aspettare ripensamenti di determinate dimensioni, per esempio una valorizzazione più articolata della funzione e del ruolo della donna all'interno della Chiesa, così come la valorizzazione dei laici e un loro coinvolgimento molto più forte”.

Preoccupa un po’ la salute cagionevole di Papa Francesco. Pensa che potrebbe esserci la sorpresa che decida di dare le dimissioni?

“Credo che fino a quando riuscirà ad andare avanti, non si dimetterà. Le dimissioni saranno l’ultima ratio, nel caso in cui lui stesso non dovesse più sentirsi mentalmente all'altezza del Pontificato. Ha comunque ormai compiuto 87 anni e se vediamo le immagini e ascoltiamo quello che dice magari c’è un po’ da preoccuparsi. Forse nell'arco del prossimo anno vedremo un nuovo Pontificato, che dovrà fare i conti con l'eredità di Papa Francesco. Anche questo potrebbe essere uno scenario possibile”.