"In Vallemaggia non è il caso di andare a pesca, perché soprattutto nella parte alta è ben difficile che sia rimasto molto". Il riferimento di Urs Lüchinger, presidente della Federazione ticinese per l'acquicoltura e la pesca (Ftap) è ai pesci rimasti nei corsi d'acqua a seguito dell'alluvione che si è abbattuta sulla regione la notte tra il 29 e il 30 giugno. Sì, perché tra le conseguenze nel nubifragio - logicamente minori rispetto alla distruzione e alla perdita di vite umane - ci sono anche i danni causati alla fauna ittica. "L'Ufficio caccia e pesca dovrà ora controllare cosa è rimasto e in seguito bisognerà improntare un piano di ripopolamento, perché le conseguenze per i pesci che vivevano in quei fiumi sono importanti, soprattutto nei tratti in cui si è verificato un forte trasporto di materiale solido (come legname, sassi e detriti ndr)". Danni che, ci spiega Lüchinger, potrebbero esserci stati anche nel Mendrisiotto. "Con le portate registrate negli scorsi giorni bisogna valutare la situazione, anche se nel Laveggio ci sono sempre meno trote. Forse nella Breggia, soprattutto per quanto riguarda la parte alta del fiume, si è salvato qualcosa. Bisogna ricordare che i pesci hanno una resilienza incredibile".
Il ruolo delle dighe
L'alta Vallemaggia è stata la regione più colpita dalle ultime ondate di maltempo. "A Fontana, Bignasco e in Lavizzara pare non siano rimasti molti pesci, anche se in alcune zone qualcuno mi ha segnalato di averne visti alcuni". Un avvistamento che non sorprende il presidente della Ftap. "Bisogna dire che le dighe presenti nella regione hanno fatto da ammortizzatori, raccogliendo molta acqua ed evitando forse il peggio".
Il piano di ripopolamento
Come scritto, in futuro l'Ufficio caccia e pesca dovrà pensare a un piano di ripopolamento della fauna ittica. "A nome della Federazione ticinese per l'acquicoltura e la pesca", conclude Lüchinger, "ho chiesto di inserire all'ordine del giorno della Commissione consuntiva di inizio settembre un punto che chieda espressamente di conoscere quali verifiche verranno eseguite dalle autorità cantonali e di studiare insieme un piano di ripopolamento laddove necessario, così come di sapere in che misura questo verrà attuato".
"Si cambia posto, non abitudine"
Attualmente, insomma, chi è abituato a pescare in Vallemaggia dovrà forse cambiare zona. "Ci sarà uno spostamento dei pescatori che emigreranno in altre aree, questo porterà a un aumento della pressione in alcuni punti perché una persona non rinuncia alla propria passione. Fortunatamente, in questo periodo, tanti vanno a pescare nei laghetti alpini, quindi non ci sarà un iper affollamento dei corsi d'acqua", conclude il presidente della Ftap.