
Quello delle bandelle è un mondo fatto di improvvisazione, amicizia e tradizione. Una tradizione tutelata ora anche dall’Ufficio federale della cultura, che ha aggiunto la bandella alla lista dei patrimoni immateriali da conservare. Non solo bene della collettività, il mondo delle bande di musica popolare, attestate nel cantone dalla fine del ‘700, è anche fatto di storie personali. “Io sono entrato grazie a mio zio, che faceva parte di una bandella, di cui era socio fondatore”, racconta a Ticinonews Bruno Menozzi della bandella castellana di Bellinzona. “Ho cominciato assieme a un mio amico e da lì siamo sempre stati attivi”.
Un momento di difficoltà, “ma la passione c’è ancora”
L’inserimento nella lista di tutela nasce da una proposta del Centro di dialettologia di Bellinzona. Già negli scorsi anni erano infatti stati avviati dei progetti in collaborazione con la Hochschule di Lucerna per studiare meglio questo fenomeno popolare. Il progetto è tanto più importante dal momento che le bandelle spesso faticano a trovare nuove leve. Le manifestazioni stanno calando, tuttavia, “la tradizione c’è ancora e ci sono ancora una decina di bandelle. Ciò significa che la passione non manca”, ci dice un altro membro della bandella castellana di Bellinzona. L’invito ai giovani che hanno voglia di suonare a orecchio “è di coltivare questa passione, per supplire a quelle bande che, giunta l’età, smettono”.