Ticino
“Lavorare è un dare per avere”
Immagine CdT/Gabriele Putzu
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Redazione
3 anni fa
Stando a uno studio pubblicato ieri, i giovani hanno poca voglia di fare carriera e di lavorare a tempo pieno. Modenini, direttore AITI: “Le aziende devono pensare a come essere attrattive verso i nuovi lavoratori”

I giovani di oggi hanno meno voglia di fare carriera e di lavorare al 100%. È quanto emerge da un’indagine condotta da 20 Minuten. Ma come leggere questi dati? Lo abbiamo chiesto a Stefano Modenini, direttore di AITI. “Nelle nuove generazioni c'è la preoccupazione della qualità di vita e quindi posso comprendere che non siano più disposte, rispetto alle nostre, a sacrificare molta parte della vita per il lavoro”, ha spiegato all’interno di Ticinonews.

Come vi spiegate questo fenomeno?
“Sono situazioni nate da una serie di incertezze che prima non c'erano e questo influisce negativamente sulle persone, in particolare sui giovani. Una continua comunicazione negativa sul mondo del lavoro non fa sì che i ragazzi guardino positivamente al futuro. Questo non vuol dire che i problemi si debbano nascondere, però è anche ver che, se continuiamo a parlarne in negativo, si finisce per essere influenzati.”

Le aziende devono fare una sorta di mea culpa?
“Visto che le aziende hanno bisogno di personale preparato, si devono predisporre per essere attrattive verso i nuovi lavoratori, quindi offrire condizioni che riguardano la conciliabilità lavoro-famiglia e altri benefit.”

Il paradigma “non si vive per lavorare ma si lavora per vivere” non può essere positivo?
“Questo piacerebbe a tutti. Il discorso della responsabilità non bisogna intenderlo solo per discorsi a grande livello, ma anche per compiti quotidiani, come dirigere dei gruppi di persone, prendere decisioni su progetti specifici. Quello che può preoccupare le aziende è che rischiamo di assistere a una tendenza dove le nuove generazioni pensano che il lavoro sia semplicemente sbrigare dei compiti definiti, quando invece non sarà così, perché il mondo va verso una flessibilità delle incertezze tale da richiedere l'assunzione di responsabilità nei compiti che vengono svolti. Sta alle aziende offrire delle buone condizioni e dall'altra parte chi entra nel mondo del lavoro deve capire che non si può solo pretendere, ma bisogna anche concedere. Le competenze vanno bene, si discute azienda per azienda, ma alla fine una vita senza responsabilità non fa bene all'evoluzione della società.”

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